Web e informazione

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Anno cruciale il 1989, e non soltanto perché cadde il muro di Berlino. Fu in quell’anno infatti che alcuni ricercatori del Cern di Ginevra misero a punto un software in grado di facilitare lo scambio di dati tra i diversi uffici e su piattaforme diverse, gettando le basi per quello che sarebbe diventato il web.

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Oggi è difficile immaginare un mondo senza motori di ricerca e archivi aggiornati in tempo reale, senza una rapida e tutto sommato libera circolazione delle notizie e delle idee, senza il controllo sociale garantito dalla facilità di accesso. Tre elementi che toccano molto da vicino l’idea stessa di “informazione”. Anzi la trasformano.

Fino a pochi anni fa l’informazione era prodotta prevalentemente da professionisti organizzati in redazioni, che utilizzavano strumenti costosi come la carta stampata e gli apparati tecnici di trasmissione. Una merce come le altre: chi la voleva la pagava, in modo diretto comperando i giornali o pagando il canone RAI, o indiretto, attraverso i costi della pubblicità televisiva regolarmente scaricati sui prezzi di vendita dei prodotti.

Da quando la rete è diventata un contenitore onnicomprensivo, però, è possibile trovare più o meno gli stessi prodotti gratuitamente: pensiamo alle edizioni on line dei principali quotidiani, alle radio e alle televisioni in streaming, ai video di Youtube. È vero, anche in rete c’è la pubblicità, ed è in crescita, ma per il momento è molto lontana dal coprire i costi di produzione e far felici gli editori, che per fronteggiare la crisi si stanno muovendo in ordine sparso: qualcuno punta – per la verità senza troppo successo – sui prodotti di qualità in abbonamento, qualche altro spera di incrementare la raccolta pubblicitaria, qualche altro si limita a ridurre i costi di gestione tagliando i budget e i posti di lavoro. Con un grave rischio: la versione on-line di un grande quotidiano nazionale ha molti visitatori perché gode del prestigio riflesso di quel quotidiano, noto per la ricchezza delle fonti e le capacità professionali dei suoi giornalisti. Se quel prestigio viene meno, non ci sono più ragioni per visitare il sito.

Ma la rete sfida i professionisti anche su un piano del tutto nuovo: blog, social network e siti di condivisione in genere portano su tutti i computer una quantità d’informazione “grezza” che non ha eguali nella storia dell’uomo. Non è sempre ineccepibile, spesso è indistinguibile dal semplice pettegolezzo, a volte è cialtrona o in malafede. Chiunque può scrivere, senza troppo badare alle leggi e alle regole deontologiche, perché i controlli sono quasi inesistenti, e tutto sommato non sarebbero neppure auspicabili in quanto in contrasto con lo “spirito libero” delle origini. Ma nel calderone si possono trovare anche notizie vere, informazioni ingiustamente escluse dai circuiti dell’informazione ufficiale, talenti misconosciuti. Tutto sta nel saper cercare, nel saper distinguere, nel saper verificare. Come accade nella marineria, l’arte della navigazione in rete richiede anni di esperienza, cautela e capacità di giudizio. Ma può dare grandissime soddisfazioni.

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Battista Gardoncini

Giornalista.

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