Quaderno della Ricerca #21

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I Quaderni della Ricerca

Il nuovo sistema di istruzione degli adulti Dai CTP ai CPIA Orazio Colosio

La Linea Edu



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I Quaderni della Ricerca

Il nuovo sistema di istruzione degli adulti Dai CTP ai CPIA Orazio Colosio

La Linea Edu


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Coordinamento editoriale: Chiara Romerio, Andrea Ghezzi, Alessandro Menon Redazione: Andrea Ghezzi, Martina Prati Impaginazione: Valentina Ballardini Progetto grafico: Fregi e Majuscole – Torino Copertina: Leftloft – Milano/New York; Visualgrafika Torino Stampa: Tipografia Gravinese – Corso Vigevano, 46 10155 Torino


Indice Introduzione di Stefano Quaglia....................................................................................................................6 1. Dai CTP ai CPIA..............................................................................................................8 2. Le ragioni della riorganizzazione del sistema di istruzione degli adulti.............. 14 2.1 La società conoscitiva............................................................................................ 14 2.2 I malesseri e gli affanni della società italiana.........................................................15 2.3 Il deficit di capitale umano..................................................................................... 16 2.4 Lo sviluppo demografico........................................................................................20 2.5 La mobilità sociale.................................................................................................. 23 2.6 La dispersione scolastica....................................................................................... 25 2.7 Lo sviluppo tecnico e tecnologico.......................................................................... 27 2.8 La crisi economica..................................................................................................30 2.9 Investire sull’istruzione e sulla formazione degli adulti........................................ 32 3. Il D.P.R. 263/2012 (Regolamento recante norme generali per la ridefinizione dell’assetto organizzativo didattico dei Centri d’istruzione per gli adulti, ivi compresi i corsi serali): gli elementi di innovazione.............................................. 35 3.1 Un quadro a tinte fosche....................................................................................... 35 3.2 Le nuove politiche italiane per l’apprendimento in età adulta in Italia................ 35 3.3 Dai progetti assistiti ai CPIA.................................................................................. 37 3.4 I CPIA: le novità......................................................................................................39 3.4.1 I CPIA: autonomia amministrativa, didattica e organizzativa........................40 3.4.2 Assetto didattico.............................................................................................41 3.4.3 Centralità del soggetto in apprendimento.................................................... 43 3.4.4 Sostenibilità dei carichi orari per lo studente adulto.................................... 47 3.4.5 Accoglienza e orientamento..........................................................................48 3.4.6 Riconoscimento dei crediti............................................................................49 3.4.7 Personalizzazione del percorso di studio (il Patto formativo individuale).....51 3.4.8 Fruizione a distanza....................................................................................... 53 3.4.9 Ricerca, sperimentazione e sviluppo............................................................. 55 4. Il progetto assistito di Treviso.................................................................................. 57 5. Il modello organizzativo del CPIA “A. Manzi”...........................................................63 5.1 La Rete territoriale di servizio.................................................................................63 5.1.1 Territorio..........................................................................................................64 5.1.2 Rete................................................................................................................. 65 5.1.3 Servizio............................................................................................................66 5.2 Il CPIA come unità amministrativa.......................................................................... 67 5.2.1 Struttura dell’unità amministrativa................................................................ 67 5.2.2 Gestione dell’unità amministrativa...............................................................68 5.3 Il CPIA come unità didattica.....................................................................................71 5.3.1 Struttura dell’unità didattica...........................................................................71 5.3.1.1 Le sedi: prima considerazione................................................................... 73 5.3.1.2 Le sedi: seconda considerazione............................................................... 74 5.3.1.3 Le sedi e la sicurezza dei lavoratori della scuola e degli utenti.................... 75 5.3.2 Il piano dell’offerta formativa.........................................................................82 5.3.2.1 Finalità e princìpi di riferimento...............................................................82 5.3.2.2 L’offerta formativa................................................................................. 85


5.3.2.3 Una questione aperta: i percorsi di primo livello – II periodo didattico e i percorsi di secondo livello – I periodo didattico.................................... 87 5.3.3 Le collaborazioni per l’attivazione del POF.................................................... 91 5.3.3.1 La collaborazione con i Comuni................................................................92 5.3.3.2 La collaborazione con i centri di formazione professionale........................99 5.3.3.3 La collaborazione tra il CPIA e la prefettura di Treviso........................... 100 5.3.4 La commissione per il Patto formativo........................................................ 102 5.3.5 Le attività di accoglienza e orientamento................................................... 104 5.3.6 La modularizzazione dei percorsi di studi (le UdA)..................................... 105 5.3.6.1 La strada da percorrere......................................................................... 108 5.3.6.2 Il metodo operativo...............................................................................110 5.3.6.3 Note a margine..................................................................................... 112 5.3.7 La scuola carceraria....................................................................................... 116 5.3.7.1 L’offerta formativa.................................................................................. 117 5.3.7.2 La zona grigia: i giovani all’interno del circuito penale (non detenuti)....... 119 5.3.7.3 Appunti in considerazione della specificità e distintività della scuola in carcere........................................................123 5.3.8 L’utenza.........................................................................................................125 5.3.8.1 Prima considerazione a proposito dell’utenza...........................................127 5.3.8.2 Seconda considerazione a proposito dell’utenza..................................... 129 5.3.9 La gestione dell’unità didattica.................................................................... 131 5.3.9.1 L’organico.............................................................................................. 131 5.3.9.2 Lo staff di direzione............................................................................... 131 5.3.9.3 I docenti............................................................................................... 131 5.3.9.4 Il sistema di coordinamento...................................................................138 5.3.9.5 Le figure di sistema...............................................................................139 5.4 Il CPIA come unità formativa...........................................................................143 6. Buone pratiche...........................................................................................................147 6.1 La flessibilità dell’IdA, un progetto di blended learning per la fruizione a distanza (FAD) dei percorsi di secondo livello di Simone Giusti......................................................................................................147 6.1.1 Gli strumenti di flessibilità.............................................................................147 6.1.2 La fruizione a distanza (FAD)........................................................................ 148 6.1.3 Un progetto pioneristico per le aree disagiate............................................ 148 6.1.4 Il sistema EdA della Regione Toscana........................................................... 150 6.1.5 Il blended learning: un’occasione per cambiare la scuola e potenziare la didattica......................................................................................................... 151 6.1.6 La riconfigurazione del ruolo del docente.....................................................152 6.1.7 Le risorse per la FAD: l’aula virtuale e i contenuti digitali............................153 6.2 La valutazione e il riconoscimento dei crediti, l’esperienza della Commissione per la valutazione e il riconoscimento dei crediti (CO.VAL.CRE.) di Stefania Armati e Raffella Moroni.........................................................................156 6.2.1 Introduzione..................................................................................................156 6.2.2 La CO.VAL.CRE...............................................................................................158 6.2.2.1 Finalità.................................................................................................158 6.2.2.2 Composizione.......................................................................................158 6.2.2.3 Tutor...................................................................................................158 6.2.2.4 Azioni...................................................................................................158 6.2.2.5 Funzionamento e procedure del servizio di consulenza individuale............159 6.2.3 Casi concreti per meglio comprendere il meccanismo della CO.VAL.CRE.... 161


6.2.4 Ulteriori azioni nell’ambito della Rete territoriale di servizio per l’orientamento di giovani e adulti sulle opportunità di rientro nell’istruzione...........................164 6.3 Oltre il muro: voci dal carcere di Sandra Bortolotto, Roberta Dudan.......................................................................167 6.3.1 Un’esperienza di vita di Avni Almenari.............................................................................................167 6.3.2 La scuola in carcere...................................................................................... 169 6.3.2.1 Educare alla cittadinanza....................................................................... 171 6.3.2.2 La sicurezza sul luogo di lavoro..............................................................173 6.3.2.3 Pittura edile..........................................................................................173 Riferimenti bibliografici...................................................................................................174 Normativa.....................................................................................................................176 Sitografia e banche dati...............................................................................................176 Indice delle Tabelle Tab. 1 – Assetto didattico dei CPIA......................................................................................42 Tab. 2 – Assetto didattico di istituti tecnici, professionali e licei artistici.........................42 Tab. 3 – Attività svolte dal progetto assistito...................................................................... 58 Tab. 4 – Procedura per la stipula di contratti per attività aggiuntive.................................69 Tab. 5 – Procedura per l’effettuazione di acquisti nelle sedi CPIA...................................... 70 Tab. 6 – Azioni per garantire la prevenzione e la protezione dei lavoratori e degli utenti dai rischi nell’ambiente di erogazione e di fruizione del servizio......................... 76 Tab. 7 – Esempio di bando per il reperimento del RSPP...................................................... 77 Tab. 8 – Finalità del CPIA “A. Manzi”....................................................................................83 Tab. 9 – Princìpi di riferimento del CPIA “A. Manzi”............................................................84 Tab. 10 – Scheda delle attività didattiche e dei progetti.....................................................86 Tab. 11 – Esempio di declinazione di competenza del percorso di primo livello – II periodo didattico..............................................................................................88 Tab. 12 – Protocollo di intesa tra CPIA e Comune................................................................93 Tab. 13 – Convenzione tra CPIA e Comune.......................................................................... 95 Tab. 14 – Scheda di progetto................................................................................................ 97 Tab. 15 – Relazione finale del corso......................................................................................98 Tab. 16 – Test di accertamento della conoscenza della lingua italiana (D.M. 4 giugno 2010)............................................................................................ 102 Tab. 17 – Sessioni di formazione civica (D.P.R. 179/2011)................................................... 102 Tab. 18 – Moduli e UdA, differenze ....................................................................................107 Tab. 19 – Scheda di progettazione di un’UdA......................................................................111 Tab. 20 – Monitoraggio sulla dispersione scolastica dei giovani presenti nel circuito penale.................................................................................................................... 121 Tab. 21 – Esito del monitoraggio.........................................................................................122 Tab. 22 – Iscritti ai corsi dei CTP e delle scuole carcerarie, a.s. 2014/15........................... 126 Tab. 23 – Iscritti ai corsi di secondo livello, a.s. 2014/15 .................................................. 126 Tab. 24 – Età minima per l’iscrizione ai CPIA, una proposta............................................. 130 Tab. 25 – Proposta di percorso formativo per docenti IdA.................................................133 Tab. 26 – Funzioni del docente IdA ....................................................................................135 Tab. 27 – Orario di lavoro dei docenti del CPIA “A. Manzi”.................................................136 Tab. 28 – Piano annuale delle attività ................................................................................136 Tab. 29 – Funzioni del coordinatore di sede.......................................................................142 Tab. 30 – Funzioni del referente di area didattica..............................................................142


Introduzione di Stefano Quaglia, Dirigente dell’Ufficio V – USR Veneto

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Negli ultimi due decenni, l’Educazione degli Adulti è venuta gradualmente assumendo un rilievo sempre maggiore nei complessi sistemi sociali dell’Occidente. Dapprima connotata come area residuale dell’istruzione, ai limiti del servizio assistenziale, essenzialmente vissuta come estremo rimedio, ultima possibile forma di recupero di un’atavica arretratezza socio-culturale, si è poi configurata come insieme di offerte formative di contorno e diporto per adulti desiderosi di completare alcuni ambiti scoperti della propria formazione. Il D.P.R. 263/2012 la pone, oggi, su un piano completamente diverso, facendone un settore giuridicamente e organizzativamente autonomo, con specificità tali da imporre ai propri operatori un notevole supplemento di studio e aggiornamento. Anzi, se i nomi nella definizione di un atto fondativo sono da considerarsi veri e propri mattoni, possiamo dire di trovarci di fronte a una “costruzione” del tutto nuova. Non più Educazione, ma Istruzione è il nuovo nomen actionis che, sia da un punto di vista ordinamentale, sia da un punto di vista programmatico, ne fonda il perimetro concettuale. Gli stessi addetti ai lavori, per alcuni aspetti già avviati verso pratiche istituzionali di frontiera dagli accordi con il Ministero dell’Interno, si trovano in certa misura spiazzati di fronte a un cambiamento che esige un profondo ripensamento dell’intero sistema. Se si considerano inoltre i profili d’azione previsti dall’art. 4 della L. 92/2012 e dal D.Lgs. 13/2013, dedicati all’Apprendimento Permanente, risulta sempre più evidente il radicale cambiamento di paradigma: l’Istruzione degli Adulti non viene più intesa come intervento di recupero e riorientamento, ma come azione parallela a fianco del sistema sociale e produttivo, finalizzata a prevenire l’obsolescenza dei saperi e i rischi dell’emarginazione. In altre parole, l’elemento basilare su cui poggia la riforma è individuato nella capacità dell’organismo sociale di prevenire il debito di cultura e l’insufficienza conoscitiva mediante una struttura dinamica e flessibile che, in costante azione sinergica, sia in grado di attivare processi osmotici fra la ricerca, l’insieme delle attività produttive e/o di servizio, e la società civile. Che l’Istruzione degli Adulti possa avere anche una funzione di recupero e reinserimento nella compagine civile di giovani ostinatamente refrattari al modello di apprendimento scolastico tradizionale, non si può escludere; ma non si può pensare che essa venga ridotta a un mero “pronto


soccorso scolastico”: gli adulti devono costituire il principale obiettivo dell’azione formativa, che deve essere leggera, personalizzata e propulsiva. Se è pur vero che si parte da un contesto assai problematico, caratterizzato da profondi ritardi di preparazione culturale, tecnologica e professionale, per non parlare dei pervicaci residui di analfabetismo primario e di ritorno, non è, però, possibile porre in secondo piano il valore intrinseco dell’Istruzione degli Adulti come fattore trainante e irrinunciabile per la realizzazione della Knowledge Society. In questa prospettiva, sorretta da strategie e obiettivi anche a lungo termine, si collocano l’analisi e le riflessioni di Orazio Colosio, dirigente del CPIA di Treviso. Il libro che il lettore ha nelle mani è un testo nato sul campo, frutto di una lucida passione, giorno per giorno tradottasi in concreta e dinamica operatività. Il CPIA di Treviso è stato istituito da principio come entità “virtuale” che doveva collaudare, grazie alla visionaria e, una volta tanto, creativa proposta ministeriale, assetti mai prima pensati, mai prima realizzati. Non vorrei spendermi in aggettivi poco calibrati sul temperamento scabro ed essenziale di coloro che, intorno a Colosio, hanno sostenuto un lavoro faticoso, a tratti massacrante e persino folle, ma, certo, non si può passare sotto silenzio che è stata strepitosamente attuata una disposizione di legge che non faceva sconti, pur in un contesto di relazioni sfrangiate e tutte da configurare. Questo manuale, così si può ben definire, passerà non solo nelle mani di tanti nostri amici e collaboratori, ma andrà a sostenere e a motivare anche molti operatori che non hanno vissuto l’esaltante stagione sperimentale e abbisognano di supporti concettualmente chiari e praticamente utilizzabili. Passione e concretezza, dunque, animano questo testo, ovvero i due valori determinanti e propulsivi per il nostro lavoro. Ognuno di noi, infatti, deve, da un lato, tenere la testa fra le nuvole e guardare a orizzonti che non siano offuscati da paure e da inquietudini di natura burocratica, ma, dall’altro, deve stare sempre con i piedi per terra e le spalle protette. Questo perché le sperimentazioni autentiche sono quelle animate da un ideale ben preciso, capaci di tracciare con semplicità e naturalezza vie che, una volta aperte, sembrano da sempre essere state battute; quasi che l’innovazione, per poter essere originale, pervasiva e permanente, debba mimetizzarsi, imponendosi senza inquietudini, senza nostalgie, come se nulla fosse cambiato. Colosio e gli altri che hanno lavorato con lui sanno benissimo come non sia possibile modificare un sistema come quello dell’Istruzione, senza conciliare fattori opposti, che agli occhi dei più sembrano irriducibili a una sintesi credibile. Infatti, solo questa particolare attitudine all’equilibrio in situazioni di massima complessità consente di governare, anziché subire, i cambiamenti. Venezia, 31 marzo 2015

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1. Dai CTP ai CPIA Il 29 luglio 1997, al culmine di un ricco dibattito politico, pedagogico e metodologico sviluppatosi in Europa e in Italia nell’ultimo decennio del Novecento sul tema dell’educazione degli adulti, il Ministero della Pubblica Istruzione emana l’ordinanza ministeriale n. 455, istitutiva dei Centri territoriali per l’istruzione e la formazione in età adulta, meglio conosciuti come CTP. Molti operatori del settore accolgono l’ordinanza con soddisfazione, convinti che finalmente possa prendere forma in Italia un sistema nazionale di istruzione e formazione degli adulti che si inserisca nel più generale processo di rinnovamento del sistema formativo che ha preso avvio in quegli anni. Di lì a poco, infatti, vedranno la luce il riconoscimento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, l’elevamento del numero di anni di scuola necessari per assolvere l’obbligo di istruzione, la fissazione dell’obbligo formativo a 18 anni, il riconoscimento della componente formativa dei percorsi di apprendistato, la formazione integrata superiore1, la riforma universitaria e la riforma complessiva della Pubblica Amministrazione. Sia pure in forte ritardo rispetto ad altri Paesi europei, l’Italia pare in quel momento indirizzata a superare la concezione compensatoria dell’istruzione degli adulti, appartenuta, invece, ai vecchi corsi di scuola media per lavoratori. Questi erano stati ispirati dall’idea di offrire una seconda chance a chi, in precedenza, non ne aveva avuta alcuna, o non aveva saputo coglierla a tempo debito. La nuova prospettiva, invece, abbraccia il concetto di apprendimento lungo tutto l’arco della vita, inteso come diritto individuale e affermazione dell’esercizio di un’effettiva cittadinanza, con l’obiettivo di far conseguire agli apprendenti adulti le competenze richieste dai continui cambiamenti della società contemporanea.

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I corsi di istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS) sono stati istituiti dalla L. 144/1999 con lo scopo di favorire un rapido inserimento in un mondo del lavoro, che sempre più richiede livelli di qualificazione superiore e competenze specifiche, di giovani e di adulti, occupati e disoccupati che, dopo il conseguimento del diploma, intendono specializzarsi. I corsi IFTS, che hanno una durata variabile da due a quattro mesi, sono riferiti a figure professionali con ampia spendibilità sul mercato del lavoro. Progettati da università, centri di formazione professionale, scuole superiori e aziende associati tra di loro, sono organizzati secondo standard nazionali da ciascuna Regione sulla base di fabbisogni territoriali. I corsi sono tenuti da docenti della scuola, dell’università, della formazione professionale e, per la metà delle lezioni, da esperti provenienti dal mondo del lavoro e delle professioni; prevedono stage e tirocini nei luoghi di lavoro per almeno il 30% del percorso.


dai CTP ai Cpia

In effetti, l’ordinanza ministeriale, cogliendo le sollecitazioni della Commissione europea2 e dell’Unesco3, che mettono in evidenza la centralità della formazione per la creazione di un buon livello di sviluppo socio-economico e per il rafforzamento del tessuto democratico della società, fa propria una rinnovata sensibilità alla domanda sociale di attenzione alle situazioni di disagio ed esprime una volontà mirante al recupero del dropping out scolastico, all’integrazione dei disabili, all’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, all’accoglienza e all’integrazione degli immigrati. Il documento ministeriale, inoltre, nella consapevolezza che il legame tra ciò che si studia, i titoli che si conseguono e il lavoro che viene svolto è sempre più debole, e che è pertanto necessario individuare un nuovo modello formativo in cui trovi maggiore spazio la cura per lo sviluppo di competenze per la vita – in primo luogo la capacità di continuare ad apprendere –, indica la strada per fronteggiare la maggiore domanda di conoscenza che nasce dalla globalizzazione, dalla flessibilità del mercato del lavoro, dai rapidi cambiamenti dei contenuti delle professionalità e dall’incalzante sviluppo tecnologico. Per queste ragioni i CTP, luoghi di incontro tra scuola elementare e media, da una parte, e soggetti pubblici e privati che si occupano di formazione, dall’altra, sono chiamati non solo a raccogliere le precedenti esperienze dei corsi di alfabetizzazione primaria e dei corsi per lavoratori, ma anche a integrarle con l’assunzione e l’espletamento di nuovi compiti organizzativi e funzionali. Dal punto di vista organizzativo, i CTP sono pensati come l’insieme dei servizi e delle attività di istruzione e formazione degli adulti di un dato territorio; dal punto di vista funzionale, invece, sono intesi come luoghi di lettura dei bisogni formativi e di progettazione, concertazione, organizzazione e governo delle iniziative di istruzione e formazione destinate alla popolazione adulta. Infine, sono chiamati a svolgere attività di accoglienza e orientamento per gli adulti che intendono reinserirsi nei percorsi formativi. Al loro interno si attivano, così, corsi di integrazione linguistica e sociale per cittadini stranieri, corsi di alfabetizzazione primaria funzionale e corsi per l’acquisizione del diploma di licenza media, che sono finalizzati all’accesso ai livelli superiori di istruzione e formazione professionale, ma anche all’acquisizione e allo sviluppo di una prima formazione o riqualificazione pro-

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Di particolare rilevanza risultano essere le sollecitazioni prodotte dalla pubblicazione di due dei cosiddetti “libri bianchi”: Commissione europea, Crescita, competitività, occupazione. Le sfide e le vie da percorrere per entrare nel XXI secolo, Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee, Lussemburgo 1994; Commissione europea, É. Cresson, Insegnare e apprendere: verso la società conoscitiva, Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee, Lussemburgo 1996. Ci si riferisce al rapporto all’Unesco pubblicato come J. Delors, L’Éducation: un trésor est caché dedans, Odile Jacob, Parigi 1996, e alla Dichiarazione finale della quinta conferenza internazionale dell’Unesco sull’educazione degli adulti, conosciuta anche come Documento della Conferenza di Amburgo del 1997.

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il nuovo sistema di istruzione degli adulti

fessionale e allo sviluppo di competenze culturali e relazionali che rendano possibile un’attiva partecipazione alla vita sociale e un pieno esercizio della cittadinanza4. Con il tempo i CTP vanno a occupare un posto di primo piano all’interno del segmento formativo rivolto ai giovani adulti e agli adulti italiani e stranieri. In molte realtà i docenti si impegnano a tradurre in pratica le spinte innovative dell’ordinanza n. 455, con un’azione che investe tanto il piano culturale quanto quello pedagogico e metodologico. Ne sono elementi portanti la flessibilità dell’offerta formativa, la corresponsabilizzazione dei soggetti contraenti il Patto formativo (elemento basilare di una significativa relazione formativa tra docente e studente adulto), la rottura della logica dell’insegnamento disciplinare con l’intenzione di ridefinire e di rendere più semplice l’acquisizione e l’applicazione alla vita personale e professionale di intere aree del sapere, la modularizzazione dei percorsi didattici e, ultima ma non meno rilevante, l’attribuzione di crediti in base all’accertato possesso di competenze comunque acquisite, nella convinzione che ogni individuo cresca sviluppando progressivamente conoscenze che sono il frutto della costante analisi, elaborazione e trasformazione di ciò che è oggetto di esperienza. Tuttavia, l’azione dei CTP non riesce a dispiegare pienamente la portata innovatrice delle premesse che li avevano portati a nascere. E questo, principalmente, per due motivi: in primo luogo, per l’insufficiente attenzione al settore mostrata dai governi che si sono succeduti dagli ultimi anni dello scorso secolo fino ai giorni nostri, con conseguente inadeguato investimento di risorse; in secondo luogo, per la particolare condizione ordinamentale che vede i Centri dapprima aggregati a direzioni didattiche o scuole medie e, successivamente, a istituti comprensivi, mantenendoli in tal modo in uno stato di subordinazione rispetto agli istituti di riferimento e, di fatto, oggetto di cure spesso residuali da parte di una dirigenza già sufficientemente occupata nella gestione delle scuole per minori. 4.

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La cittadinanza è la condizione di appartenenza di un individuo a uno Stato, con i diritti e i doveri che tale relazione comporta; tra i primi, vanno annoverati, in particolare, i diritti politici, ovvero il diritto di voto e la possibilità di ricoprire pubblici uffici; tra i secondi, il dovere di fedeltà e l’obbligo di difendere lo Stato. La cittadinanza attiva è invece, secondo Giovanni Moro, la capacità dei cittadini di organizzarsi in modo multiforme, di mobilitare risorse umane, tecniche e finanziarie, e di agire con modalità e strategie differenziate per tutelare diritti esercitando poteri e responsabilità volti alla cura e allo sviluppo dei beni comuni condivisi. La parola chiave condivisione non si limita alla sfera degli interessi, ma si estende a un insieme di valori. Favorire la consapevolezza di valori condivisi, lavorare perché l’azione comune non prescinda da essi, prima ancora di essere un esercizio politico, si configura come un fatto eminentemente educativo. Il significato di cittadinanza ha qui un valore aggiunto che risiede nei termini di cittadinanza attiva e solidale. Per attiva si intende un voler prendere parte concretamente all’azione civica nelle sue molteplici forme, per solidale si intende avere un occhio attento a chi, per vari motivi, vive ai margini della società (G. Moro, Manuale di cittadinanza attiva, Carocci, Roma 1998).


dai CTP ai Cpia

Per queste ragioni, fin dai primi anni dello scorso decennio, viene manifestata da più parti l’esigenza di rimettere mano al sistema di istruzione degli adulti; esigenza sorretta da alcuni elementi di criticità, che sono: • l’eccessiva rigidità degli ordinamenti e dell’organizzazione dei percorsi che, malgrado lo sforzo innovativo compiuto in molti CTP, presentano ancora, generalmente, impianti troppo simili a quelli dei corsi diurni; • la mancanza di autonomia amministrativa, didattica e organizzativa delle strutture dedicate all’istruzione degli adulti; • l’assenza di un sistema integrato di formazione a distanza che consenta di coinvolgere chi aspirerebbe a iscriversi ma è lontano dalle sedi di erogazione del servizio, o chi desidererebbe praticare forme più o meno estese di autoformazione assistita; • la carenza di un chiaro e organico sistema di certificazione delle competenze, maturate anche nella vita lavorativa, e di crediti riconosciuti da ogni istituzione scolastica o ente formativo. Nuove sollecitazioni, in tal senso, provengono dall’Unione Europea che invita gli Stati membri a investire sulla formazione permanente e, all’interno di essa, sull’istruzione degli adulti. Nel 2000, a seguito dei consigli europei di Feira e di Lisbona, l’Unione Europea realizza due tappe fondamentali per la creazione di un sistema di apprendimento permanente. Innanzitutto, il Fondo sociale europeo dedica, all’interno del Quadro comunitario di sostegno 2000-2006, un asse di intervento espressamente rivolto all’apprendimento lungo l’intero corso della vita, con una specifica misura finalizzata alla promozione della formazione permanente per consentire alla popolazione adulta, indipendentemente dalla propria condizione lavorativa, di acquisire un titolo di studio, una qualifica professionale o, comunque, le competenze necessarie per vivere attivamente la propria cittadinanza. Inoltre, la Commissione europea, con la pubblicazione del Memorandum sull’istruzione e la formazione permanente, suggerisce ai Paesi membri dell’Ue la rotta da seguire per sviluppare il sistema di istruzione e formazione permanente e indica due obiettivi da perseguire, interdipendenti e di pari importanza, rispondenti all’esigenza di sconfiggere la disoccupazione e costruire un’economia e una società basate sulla conoscenza: la promozione dell’occupabilità e la promozione della cittadinanza attiva. Il Memorandum recita, infatti: “Sia l’occupabilità che una cittadinanza attiva richiedono conoscenze e competenze aggiornate ed appropriate che consentano di prendere parte e contribuire alla vita economica e sociale”. Pertanto, l’istruzione, nel senso più ampio del termine, rappresenta il requisito essenziale per comprendere tali sfide e imparare ad affrontarle. Accanto all’enfasi posta sui due obiettivi, e con l’intenzione di renderli conseguibili, il Memorandum rende espliciti sei “messaggi chiave” la cui fun-

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il nuovo sistema di istruzione degli adulti

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zione è quella di favorire, nei diversi Paesi europei, l’apertura di un dibattito circa la messa in pratica dell’istruzione e della formazione permanente. Nello specifico essi stabiliscono che sia necessario: 1. garantire un accesso universale e permanente all’istruzione e formazione per consentire a tutti l’acquisizione o l’aggiornamento delle competenze di base necessarie per partecipare attivamente alla società della conoscenza; 2. accrescere gli investimenti nelle risorse umane rendendo prioritaria la più importante risorsa dell’Europa: la sua gente; 3. sviluppare l’innovazione nelle tecniche d’insegnamento e di apprendimento per favorire il passaggio verso sistemi di formazione basati sulle esigenze dell’utenza, sfruttando anche le opportunità offerte dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione; 4. migliorare le modalità di valutazione dei risultati delle azioni di formazione in ambito formale, sia per quanto riguarda la partecipazione sia per quanto concerne l’apprendimento; elaborare strumenti e procedure di valutazione e certificazione degli apprendimenti acquisiti in ambito non formale e informale; 5. ripensare l’orientamento, organizzando servizi a livello locale per garantire alle persone di qualsiasi età un accesso facilitato a un orientamento di qualità sulle opportunità di istruzione e formazione permanente; 6. offrire opportunità di formazione il più possibile vicine e accessibili agli utenti, nell’ambito della loro comunità o mediante il supporto di infrastrutture basate sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione che facilitino l’apprendimento a distanza. Il pungolo della Commissione europea spinge l’Italia ad avviare la diffusione del Memorandum e, contemporaneamente, a procedere alla consultazione di tutti gli attori istituzionali e sociali presenti, sia a livello locale sia a livello territoriale, sulla scena dell’istruzione e della formazione degli adulti. Già qualche mese prima della pubblicazione del Memorandum, la Conferenza unificata Stato-Regioni-enti locali, approvando il documento La riorganizzazione e il potenziamento dell’educazione permanente degli adulti, si era posta l’obiettivo prioritario di adeguare i sistemi formativi esistenti alla domanda, che era venuta modificandosi negli ultimi anni. Ma è con la nuova consultazione che si dà ulteriore vigore alle richieste di fare un passo in più rispetto al semplice adeguamento dei diversi sistemi formativi alle nuove esigenze, e cioè di imbastire la riorganizzazione dell’intero sistema nell’ottica dell’integrazione delle parti e di una governance quanto più possibile unitaria. Tali aspirazioni sembrano, almeno in parte, accolte: il comma 632 dell’art. 1 della legge finanziaria n. 296 del 2006, pur non proponendosi di riorganiz-


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zare l’intero sistema dell’istruzione e della formazione degli adulti, prescrive la riorganizzazione del primo segmento: l’istruzione degli adulti. Le linee di trasformazione dettate dalla norma segnano un cambio di direzione radicale rispetto all’esistente. Infatti, i Centri territoriali permanenti per l’educazione degli adulti e i corsi serali, funzionanti presso le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, sono riorganizzati su base provinciale, articolati in reti territoriali e ridenominati Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (CPIA); è loro attribuita autonomia amministrativa, organizzativa e didattica, con il riconoscimento di un proprio organico distinto da quello degli ordinari percorsi scolastici. L’anno successivo, il Ministero della Pubblica Istruzione, in attuazione del comma 632, emana il decreto di riorganizzazione dei CTP e dei corsi serali (D.M. 25 ottobre 2007). I primi CPIA, afferma il decreto, vedranno la luce il 1° settembre 2008 e la piena riorganizzazione si compirà entro il 2009. Sembra proprio che il traguardo sia a portata di mano, ma non è così. L’anno successivo all’emanazione del decreto ministeriale, la L. 133/2008 demanda a un apposito regolamento di delegificazione il riordino dell’assetto ordinamentale dei CPIA e dei corsi serali di scuola secondaria di II grado, dando così inizio a uno stucchevole balletto, fatto di schemi di regolamento, revisioni e continui rinvii dell’emanazione del regolamento ben oltre i 12 mesi di tempo dettati dalla legge. Il D.P.R. n. 263, Regolamento recante le norme generali per la ridefinizione dell’assetto organizzativo didattico dei Centri provinciali per l’istruzione degli adulti, compresi i corsi serali, vede infine la luce il 29 ottobre 2012, dopo un lunghissimo iter di approvazione: dalla promulgazione del D.M. 25 ottobre 2007 sono trascorsi cinque anni. Perché si è atteso tanto tempo? Ma, soprattutto, quali ragioni hanno reso non più rinviabile, in questo preciso momento storico, il procedere alla riorganizzazione del sistema di istruzione degli adulti?

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QUESTO VOLUME, SPROVVISTO DI TALLONCINO A FRONTE (O OPPORTUNATAMENTE PUNZONATO O ALTRIMENTI CONTRASSEGNATO), È DA CONSIDERARSI COPIA DI SAGGIO - CAMPIONE GRATUITO, FUORI COMMERCIO (VENDITA E ALTRI ATTI DI DISPOSIZIONE VIETATI: ART. 21, L.D.A.). ESCLUSO DA I.V.A. (DPR 26-10-1972, N.633, ART. 2, 3° COMMA, LETT. D.). ESENTE DA DOCUMENTO DI TRASPORTO.

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Il nuovo sistema di istruzione degli adulti

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Il deficit formativo della popolazione adulta del nostro Paese, documentato da numerose ricerche nazionali e internazionali, è alla base della riorganizzazione del sistema di istruzione degli adulti promosso dal D.P.R. 263/2012. Tale decreto definisce l’assetto dei Centri provinciali di istruzione degli adulti (CPIA), all’interno dei quali sono ricondotti i Centri territoriali permanenti per l’istruzione e la formazione in età adulta e i corsi serali per adulti degli istituti tecnici, professionali e dei licei artistici. Il volume, partendo dall’analisi della realtà socio-economica e culturale italiana, indaga le prospettive, le ragioni e le forme del nuovo sistema e indica un modello organizzativo e gestionale per i CPIA, avanzando proposte innovative sorrette dalla sperimentazione che l’autore sta conducendo con i docenti e il personale amministrativo del Centro provinciale di istruzione degli adulti “A. Manzi” di Treviso, di cui è dirigente. Orazio Colosio dirige il Centro provinciale per l’istruzione degli adulti di Treviso intitolato al maestro Alberto Manzi, dove, insieme agli insegnanti e al personale ATA del Centro, sta mettendo a punto un modello organizzativo e gestionale per i CPIA. Formatore e docente di Metodologie per l’apprendimento permanente presso l’Università di Padova, è componente del Gruppo tecnico nazionale per l’istruzione degli adulti del MIUR e fa parte della Struttura di coordinamento delle iniziative regionali di istruzione e formazione degli adulti dell’Ufficio scolastico regionale per il Veneto.

€ 9,90

ISBN 978-88-201-3754-0

3754 COLOSIO NUOVO SISTEMA ISTRUZIONE ADULTI

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