Ritrovare l’incanto. Il nuovo corso di «linus»

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La storica rivista di fumetti, a lungo diretta da uno dei maestri del Novecento italiano, Oreste del Buono, si rilancia mantenendo l’antica vocazione di antologia della letteratura grafica di ogni epoca e paese. E non solo.
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Il nuovo linus

Mentre scrivo – maggio 2018 – esce il numero 636 di «linus», “rivista di fumetti e altro” (leggi, soprattutto: musica, letteratura, cinema e televisione), che ha compiuto da poco i cinquantaquattro anni di età. Siamo tuttavia, da un certo punto di vista, in presenza di un numero uno: «linus» ha infatti un nuovo direttore, Igort (tra i protagonisti della letteratura grafica in Italia, fondatore e direttore della casa editrice Oblomov), un diverso formato e una rinnovata veste editoriale, sofisticata e di gusto internazionale.

Quel che colpisce, nella selezione dei materiali, è la compresenza di più piani geografici e temporali, la volontà cioè di offrirsi insieme come un atlante storico, e una vetrina, del fumetto mondiale.
Così, tra gli articoli troviamo la riproposizione di un testo di Emilio Tadini del 1974, in cui il grande intellettuale (romanziere, pittore, critico) milanese presentava i comics di Lyonel Feininger, artista statunitense (ma di origine tedesca) legato alla stagione delle avanguardie europee. Qualche pagina dopo il neo-direttore Igort introduce una figura di culto del fumetto giapponese (e in particolare del drammatico genere Geki-ga, alternativo al disimpegnato Man-ga) quasi del tutto ignorata in Italia, Tsuge Yoshiharu, mentre Adriano Ercolani ricorda il genio irriverente di Vaughn Bodé, tra i campioni della controcultura underground.
I tre articoli sono seguiti dalle tavole dei maestri in questione, cosicché al lettore si offrono scorci su realtà tanto diverse quanto affascinanti come la colta cornice di un giornale americano di primo Novecento (il seminale Kin-der-Kids di Feininger, pubblicato dal Chicago Tribune), il contesto psichedelico e borderline degli U.S.A. dei primi Settanta (Cheech Wizard di Bodé, opera inimmaginabile nel clima politically correct di oggi) e il Giappone materialmente e psicologicamente devastato di fine anni Sessanta (l’onirico e disturbato Nejishiki di Tsuge Yoshiharu, primo manga in assoluto ad essere ospitato sulle pagine della rivista).

Quanto alla scelta antologica delle strip, la rivista propone le prove d’esordio di due monumenti della cultura pop, ossia i Peanuts di Charles Schulz (le primissime strisce del 1950) e il Calvin & Hobbes di Bill Watterson (gli esordi del 1985). «Rileggerli oggi», chiarisce l’editoriale di apertura, «è un gesto privato e politico».
A questo viatico “classico”, a metà strada tra operazione nostalgica e intento storico-pedagogico, segue un’accurata selezione di autori di oggi: per non citare che alcuni esempi, ci è così dato scoprire la malinconica, surreale vena della fumettista anglo-americana Gabrielle Bell, gustare i dietro le quinte cinematografici di Sammy Harkham, gustosi affondi nel lato oscuro del divismo hollywoodiano, e apprezzare il felice ritmo narrativo dell’italiano Davide Toffolo, l’autore di Graphic Novel Is Dead, sempre più padrone dei suoi mezzi.

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Vecchi linus

Altro elemento di spicco del numero è la presenza di un originale esperimento letterario-grafico realizzato facendo dialogare un provocatorio Abbecedario di Michel Houellebecq intitolato A chiare lettere (26 voci, da “Auto” a “Zarathustra”) con le raffinate, giocose e un po’ surreali illustrazioni di Lorenzo Mo’: alle campane di una penna sulfurea che si diverte a provocare, rispondono le trombe in sordina di un pennino che gioca a sdrammatizzare. Inevitabilmente centrate sull’attualità le rubriche, affidate alle esperti penne di Alberto Pezzotta (cinema), Vanni Santoni (prosa letteraria, nella fattispecie romanzo italiano contemporaneo), Alberto Piccinini (musica leggera), Andrea Fornasiero (serie tv), che pur in spazi ridotti sviluppano articolate riflessioni critiche e propongono interessanti occasioni di lettura/visione/ascolto.
Da segnalare infine la pubblicazione, in pagine capovolte, dell’inserto Resist! Le voci delle donne saranno ascoltate, ideato dalla figlia di Art Spiegelman, Nadja, come reazione all’elezione di Donald Trump e gratuitamente distribuito durante la Women’s March di Washington del 21 gennaio 2017 (in parte ispiratore del movimento Me Too). Esplicito omaggio ai fumetti impegnati degli anni Settanta, si tratta di una sorta di manifesto politico-fumettistico al femminile nel quale però a dire il vero – e con qualche importante eccezione – lo slancio a testa bassa dell’invettiva spesso va a scapito della qualità dell’invenzione.

Il nuovo corso di «linus» è insomma molto promettente, anche perché il fumetto, o «racconto a quadretti» come Igort lo definisce, non vi è elevato a materia di culto per pochi ma posto in dialogo con le altre forme espressive, con il tempo in cui viviamo e con la storia, nel’intento di gettare «uno sguardo a 360 gradi sull’immaginario contemporaneo». Un dialogo da cui proprio i comics hanno molto da guadagnare, ribadendo, con l’evidenza della loro qualità creativa, di meritare un posto non secondario nel sistema delle arti.
Se terrà fede alle premesse, il «linus» del futuro potrà annoverarsi, con «Film Tv» e poche altre, tra le rare pubblicazioni italiane destinate al grande pubblico capaci, per la vocazione transdisciplinare e cosmopolita che le caratterizza, di valorizzare e diffondere le energie migliori della cultura odierna.


Oggi 13 maggio al Salone internazionale del libro si parla di “Oblomov e Linus: il fumetto torna bambino”. Al Bookstock Village, alle ore 17:30. Partecipano Manuele Fior, Igort, Marcello Jori, Elisabetta Sgarbi e Davide Toffolo.

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Riccardo Donati

Docente e saggista, insegna all’Università di Napoli “Federico II”; tra i suoi lavori più recenti ricordiamo “I veleni delle coscienze. Letture novecentesche del secolo dei Lumi” (Bulzoni, 2010), “Le ragioni di un pessimista. Bernard Mandeville e la cultura dei Lumi” (ETS, 2011), “Nella palpebra interna. Percorsi novecenteschi tra poesia e arti della visione” (Le Lettere, 2014), “Critica della trasparenza. Letteratura e mito architettonico” (Rosenberg & Sellier, 2016), “La musica muta delle immagini. Sondaggi critici su poeti d’oggi e arti della visione” (Duetredue, 2017), “Apri gli occhi e resisti. L’opera in versi e in prosa di Antonella Anedda” (Carocci, 2020), “Il vampiro, la diva, il clown. Incarnazioni poetiche di spettri cinematografici” (Quodlibet, 2022), “«Queste mie carte argute». Sei studi su Giuseppe Parini” (Cesati, 2022). Si occupa di letteratura italiana ed euro-statunitense dal Settecento a oggi, con interventi in volume e in rivista; nel 2013 l’Accademia Nazionale dei Lincei gli ha attributo il “Premio Giuseppe Borgia” per i suoi contributi sulla poesia.

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