Tipi da Salone #3

Tempo di lettura stimato: 3 minuti
Durante il Salone del libro una scrittrice in incognito si è aggirata per stand e presentazioni, armata di penna, taccuino e smartphone. Ecco i suoi “Tipi da Salone”: dopo i primi due, il terzo e quarto, ecco gli ultimi ritratti della nostra rubrica di racconti di lettori in trasferta torinese.

#5 – Signore con bottiglietta d’acqua

Camicia rosa, pantaloni neri scoloriti, gilet blu.
Lo individuo facendomi largo tra la gente, lo avvicino da dietro.
Penso che abbia una sessantina d’anni, porta un ciuffo lungo di capelli pettinato sulla destra, forse con un gel fissante.
Tiene in una mano il programma degli eventi e nell’altra una bottiglietta d’acqua. Cammina con passi costanti, mantenendo sempre lo stesso ritmo, qualsiasi cosa lui incontri lungo la strada.
Ha un’andatura cauta, ondeggia a destra e a sinistra, ma procede con una determinazione singolare.
Forse il suo ballonzolare dipende dal fatto che fa passi piccoli e veloci, tenendosi al centro del corridoio fucsia.
Una ragazza lo intercetta da uno stand, vuole lasciargli un volantino, allora lui volta il capo di tre quarti e io posso vedergli il sorriso gentile.
Ha occhi azzurri e intensi, rughe verticali sulle guance e lineamenti che mi ricordano volti francesi.
Poi mi distraggo un attimo, e quando mi volto lui si è diretto verso l’uscita. Cammina dritto, senza esitazioni, un metro dopo l’altro.

21 maggio, ore 12:38

#6 – Donna con pantaloni a righe

Mi colpiscono i pantaloni perché appartengono a quella categoria di indumenti che, se li indossassi io, sembrerei in pigiama. Addosso a lei, invece, hanno un loro perché.
Sta seduta praticamente a fianco a me, ed è piuttosto complicato far finta di niente, fare in modo che lei non si accorga di me.
Ha una giacca in pelle che le dà un’aria energica, di donna tosta. Ha una postura agile, nessuna parte del suo corpo dà l’idea di essere in tensione.
La testa è leggermente piegata in avanti perché sta leggendo un testo lungo dallo smartphone, che tiene orizzontale.
Indossa degli occhiali che spariscono a un tratto dietro la curva dell’orecchio, piccolo, delicato. Gli occhiali sono agganciati a una catenina fatta di pietre striate, bianche, rotonde come quelle di un rosario. Le stanno bene, ma la invecchiano appena un po’.
Appena è iniziata la musica lei è rientrata in sé, ha staccato gli occhi dal telefono e si è messa dritta sulla sedia. Ha riposizionato le sue borse – sono tre – e poi ha risollevato lo sguardo.
Ha lineamenti lisci, levigati, una carnagione leggermente più scura della media e mi fa venire in mente la foto di una donna di una tribù di indiani d’America che sta sulla copertina di un libro. O forse sono anche i capelli, lisci, raccolti in una coda bassa e scompigliata, che le danno un’aria dignitosa.
Iniziano a parlare i relatori. Si toglie gli occhiali, li ripone lentamente nella custodia, avvolgendoli con il fazzoletto.

21 maggio, ore 16:31

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Chiara Pasin

Insegnante di lettere alla scuola secondaria di primo grado, ex libraia, diplomata alla Scuola Narrazioni Arturo Bandini. Alcuni suoi racconti sono stati pubblicati in raccolte di autori esordienti. Ascolta, osserva, sta in silenzio. E poi, scrive.

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