Non studio, non lavoro, non guardo la tv

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A Firenze il 27 e 28 ottobre la V edizione del convegno “Le storie siamo noi”, dedicato al problema di neet e dropout. Anche quest’anno La ricerca è media partner. Il convegno, che è la prima iniziativa scientifica e divulgativa italiana dedicata interamente al rapporto tra scienze della narrazione e orientamento, si fonda sull’idea che le storie possano diventare degli strumenti di empowerment utili a mettere ordine e dare un senso alle proprie esperienze, a immaginare il futuro e gestire le scelte, a costruire la nostra identità e quella dei gruppi di cui facciamo parte. Quest’edizione, significativamente intitolata “Non studio, non lavoro, non guardo la tv”, è specificamente indirizzata ad affrontare due emergenze sociali: il problema dei Neet (ovvero tutti quei giovani fino ai 29 anni che non sono né in formazione, né in un percorso d’istruzione e neppure lavorano) e dei dropout (ovvero i giovani che nel corso dell’obbligo di istruzione hanno abbandonato un ciclo senza conseguire un titolo).


[Dall’introduzione del quaderno di lavoro, a cura di Federico Batini e Simone Giusti]
Sotto l’etichetta “Neet” – ha affermato Francesco Silvestri in uno suo articolo che, come il volume, ruba il titolo a una canzone dei CCPI (“Non studio, non lavoro, non guardo la tv, non vado al cinema, non faccio sport…”) – trovano spazio “disoccupati, giovani con la sindrome di Peter Pan, giovani chiamati a sacrificare le proprie aspirazioni per responsabilità familiari di cura di anziani e bambini, giovani impegnati a viaggiare o occupati in attività artistiche, giovani momentaneamente inattivi, fuoricorso di lungo corso, disabili e altro ancora”. Si tratta di persone che in gran parte sono entrate nella condizione di Neet per scelta, più o meno temporanea, e che aspettano solo una buona occasione per uscirne.
Voi siete le vostre storie. Siete il prodotto di tutte le storie che avete ascoltato e vissuto, e delle tante che non avete sentito mai. Hanno modellato la vostra visione di voi stessi, del mondo e del posto che in esso occupate. Daniel Taylor, Le storie ci prendono per mano, 1999Con la parola dropout, invece, si indicano gli alunni e le alunne che ogni anno “sgocciolano” via dalle scuole pubbliche, incapaci di portare a termine un percorso di studi e in molti casi, una volta raggiunta la maggiore età, pronti a entrare nella condizione di Neet.
Il convegno di quest’anno, giunto alla sua quinta edizione, intende affrontare con i consueti metodi  e strumenti il problema dei giovani Neet e dropout, una vera e propria emergenza educativa e sociale che le istituzioni stanno fronteggiando, al momento, con mezzi spesso inappropriati e sempre inadeguati alla gravità e alla complessità della situazione.
Abbiamo chiesto ai relatori invitati a tenere le lezioni di fornire il punto di vista della loro disciplina sul problema individuato o sulle possibili soluzioni offerte dalla ricerca scientifica e dalla pratica educativa. Numerosi ricercatori che hanno risposto alla call avranno la possibilità di presentare i risultati del loro lavoro nel campo dell’analisi e del contrasto ai fenomeni dell’abbandono scolastico e dell’inattività. Una speciale sessione poster sarà dedicata ai progetti GiovaniSì Neet promossi da Regione Toscana: alcuni operatori e volontari delle associazioni che stanno lavorando per accompagnare i giovani verso percorsi di reinserimento lavorativo o formativo nelle diverse città della Toscana presenteranno i loro progetti e ne parleranno con chi vorrà avere informazioni su metodi, strumenti e risultati. Infine, sarà possibile partecipazione a dei “cantieri di pratiche”, veri e propri laboratori in cui l’approccio narrativo è applicato ai diversi settori del lavoro educativo e sociale.

Qui il programma del convegno e il comunicato stampa.

Qui l’edizione 2013.

Qui il Quaderno della ricerca #5, Imparare dalla lettura, che raccoglie i contributi delle precedenti edizioni de “Le storie siamo noi”.

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