Confezionare una tesina: tips for dummies

Tempo di lettura stimato: 3 minuti
Tesina o non tesina? Questo è il dilemma! Che per tanti studenti si è ormai risolto in un sì. E allora, c’è da credere che la maggior parte di questi sia ancora oggi, giovedì 12 giugno, impegnata nella stesura e rifinitura, e non senza qualche affanno. Ecco dunque alcuni consigli tecnici dell’ultima ora, perché non c’è più tempo per quelli di principio e di fondo (uno tra tutti, non ridursi a lavorare sulla tesina negli ultimi giorni).

Per la stesura del testo
Quando cominci un nuovo paragrafo, non dare per scontato che si conosca il discorso fatto nel precedente. Perché? Un nuovo paragrafo (e a maggiore ragione, un nuovo capitolo) è qualcosa – appunto – di nuovo e autonomo, per quanto collegato al resto. Esso è una entità organica intera, non un frammento di altro. Deve perciò avere una sua compiutezza.
– Rifuggi dagli indicali (“questo”, “quello”). Perché? Vanno bene nel parlato, ove il contesto rende chiaro a cosa si riferiscono. Nello scritto invece essi restano sospesi e creano ambiguità. Meglio ripetere che alludere oscuramente.
– Attenzione ai tempi dei verbi: fai delle scelte e poi resta loro fedele. Perché? Beh, per fare un esempio: il passaggio in poche righe dal presente storico al passato remoto, ritornando subito al presente storico, per poi magari chiudere con un passato prossimo, è una scorribanda assassina dello stile. Non vorrai certo macchiarti di un crimine tanto grave!

Questioni tipografiche
– Non usare il tasto spazio per organizzare il testo. Perché? Il tasto spazio non crea un intervallo di ampiezza fissa, perciò il suo uso non garantisce un una distribuzione delle parole precisa e omogenea. Per avere il controllo del testo, organizzandolo bene, si possono inserire tabelle nel documento, oppure immagini, oppure caselle di testo che si possono trascinare e spostare a piacimento nel punto più adatto. Questo va particolarmente bene per le mappe concettuali.
– Per andare a pagina nuova, non inserire una teoria sterminata di a capo fin che non arrivi a pagina nuova; piuttosto inserisci un segno di interruzione di pagina e forza così il resto del testo ad andare in quella successiva. Perché? Se fai diversamente, nel caso in cui, poniamo, dovessi inserire nuovo testo prima della sfilza degli a capo (e probabilmente succederà, anche se ora sei pronto a giurare che no), questo ti spingerà in giù gli a capo e alcuni sconfineranno nella nuova pagina, facendotene cominciare una nuova con spazi vuoti: davvero inelegante. Perciò, per non aver lavorato una volta sola e bene finirai per lavorare due volte. E non è detto che tu ti accorga del pasticcio in tempo, così da scongiurare un stampa da buttare.
– Non impaginare a interlinea singola. Perché? Un testo troppo compatto è pesante da leggere ed è difficile lasciarvi sopra segni: sottolineature, correzioni, note, cioè il genere di cose che un commissario attento al tuo lavoro potrebbe voler fare. Riuscirai solo a infastidirlo. L’interlinea 2 è un’opzione, ma probabilmente la soluzione migliore è tenersi sull’uno e mezzo.
– Controlla di avere omogeneità nei titoli, negli spazi prima dei titoli e tra titolo e testo. Perché? Facendo attenzione a questi dettagli conferirai al tuo lavoro ordine e pulizia formale che balzeranno all’occhio dal primo sguardo. Il lettore ricaverà anche dalla semplice scorsa delle tue righe un’impressione positiva.
In genere, il testo che presenti dirà di te se sei ordinato, se sei rigoroso, se sai curare i dettagli, oppure se sei superficiale e svogliato. Se anche ti senti, nel tuo intimo, un po’ svogliato, non è il caso di gridarlo sui tetti e nelle piazze, per così dire, ostentandolo proprio all’esame, non ti pare?
In bocca al lupo!

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Gian Paolo Terravecchia

Cultore della materia in filosofia morale all’Università di Padova, si occupa principalmente di filosofia sociale, filosofia morale, teoria della normatività, fenomenologia e filosofia analitica. È coautore di manuali di filosofia per Loescher editore. Di recente ha pubblicato: “Tesine e percorsi. Metodi e scorciatoie per la scrittura saggistica”, scritto con Enrico Furlan.

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