Registri elettronici e tecnologie di carta

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La notizia è che il registro di classe cartaceo è ancora tra noi. La riforma digitale doveva spazzarlo via con l’inizio dell’anno scolastico, ma in molte scuole esso non è affatto scomparso. Come mai?

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La notizia è riportata da Salvo Intravaia in Scuola, il registro di carta resiste. La riforma digitale può attendere, articolo apparso su la Repubblica lo scorso 19 settembre. Il problema di fondo per l’introduzione del registro digitale, spiega Intravaia, è che molte scuole non dispongono di collegamenti alla rete che siano all’altezza, né della tecnologia adatta. La situazione che si è venuta a creare, mi pare, è che si è cercato di costruire la casa dal tetto: a colpi di decisioni calate dall’alto si è stabilito che doveva partire subito il registro digitale. Non ci si è però presi la briga di dotare tutte le scuole di adeguate risorse economiche e tecnologiche perché queste potessero ottemperare. Mi pare che siamo ancora qui a soffrire per l’incompetenza dei “tecnici” al governo.
Quello che servirebbe per far davvero funzionare il registro elettronico, nello scenario ideale, è un computer portatile per insegnante, collegato a una rete a banda abbastanza larga da supportare la connessione in tutte le classi. Quando dico “ideale” non intendo: “perciò irraggiungibile”; quanto piuttosto: “ciò verso cui si può e si deve andare, senza perdere tempo”. Questo scenario, si può facilmente capire, comporta un costo enorme, in termini di investimenti strutturali, di tecnologia mobile e di formazione. Il conto andrebbe presentato a coloro che, per loro ragioni che non sono quelle della gente, vanno in giro dicendo che la scomparsa della carta dalla scuola fa risparmiare. Se costoro fossero costretti a pagare di tasca propria la differenza tra i costi del digitale e quelli del cartaceo, forse sarebbero poi più cauti ed eviterebbero di parlare a vanvera o, almeno, non potrebbero più fare demagogia a buon mercato.
L’alternativa pare essere, nella retorica demagogica, quella tra il digitale futuristico e tecnologico e la vecchia e obsoleta carta. In realtà, non ci si rende conto che un registro cartaceo contiene molta tecnologia, per esempio nella forma dell’impaginato, nella copertina fatta per resistere alla vivacità naturale della nuova generazione, etc. Quindi la battaglia non è tra l’alta tecnologia e la carta obsoleta, ma tra due tecnologie: una ancora in fieri, l’altra consolidata. Sappiamo tutti che il digitale ha la prospettiva di soppiantare il registro di carta e ciò non per l’ideologia frettolosa dei tecnoentusiasti, ma per l’effettiva potenzialità di una tecnologia in via di evoluzione e comunque promettente. Solo, ci piacerebbe fare i passi verso quel giorno uno alla volta, celermente, ma anche senza gli isterismi del tecno-furore pronto a buciare soldi in tecnologie non implementabili, per le carenze strutturali del sistema. Queste cose le scrive uno che può testimoniare che ci sono software per il registro elettronico che sono di ottima qualità e che è convinto che, nel complesso, la digitalizzazione del registro scolastico sia un vantaggio, e che il costo enorme da affrontare, di molto superiore ai costi della tecnologia di carta, meriti lo sforzo.

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Gian Paolo Terravecchia

Cultore della materia in filosofia morale all’Università di Padova, si occupa principalmente di filosofia sociale, filosofia morale, teoria della normatività, fenomenologia e filosofia analitica. È coautore di manuali di filosofia per Loescher editore. Di recente ha pubblicato: “Tesine e percorsi. Metodi e scorciatoie per la scrittura saggistica”, scritto con Enrico Furlan.

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