Rivoluzionari, malgré nous

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È uscito il numero 16 de «La ricerca», “Pianeta scuola”. Racconta l’educazione ambientale nel sistema di istruzione, tra scioperi, negazionismo e buone pratiche, partendo dall’inizio, ovvero dalla definizione di Antropocene e dallo stato di salute del Pianeta; contiene l’appello a un’economia circolare e a una sostenibilità etica; indaga il rapporto tra giovani e sfida ambientale, dato che in questo momento sono proprio loro ad averla raccolta nel modo più efficace e palese. Uno sguardo all’America rende conto dell’acceso dibattito politico intorno al cambiamento climatico, e riporta esempi di didattica alternativa come la outdoor education. E poi ci sono le poesie, di Claudio Damiani. Qui l’editoriale.

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Questa volta parliamo di educazione alla sostenibilità.

Meglio: ci occupiamo di come questo argomento, in tutte le sue sfaccettate implicazioni, incontri e condizioni i percorsi scolastici dei nostri studenti e docenti.

Lo facciamo da buoni ultimi – dato che l’argomento è parte integrante da anni dei libri di testo; materia di lezioni specifiche; oggetto di un recentissimo protocollo interministeriale che riguarda l’intero curriculum di studi – e, in un certo senso, ribadiamo l’ovvio, con la consapevolezza che, a volte, determinate scelte editoriali si impongono come inevitabili, per spirito di servizio e completezza di informazione.

Ciò perché abbiamo un’idea precisa di scuola, da noi intesa come il luogo in cui si incontrano le idee, si compongono i conflitti, si inventano le soluzioni. Il luogo geometrico della democrazia, insomma, concepita – nel suo senso più pieno e meno retorico – come confronto. A questa scuola abbiamo pensato sempre, sia quando abbiamo parlato di riforma scolastica o di digitalizzazione dello studio, sia quando ci siamo occupati di cittadinanza europea o di scienze motorie, sia quando abbiamo affrontato argomenti a noi particolarmente cari, come l’educazione di genere e l’accoglienza del diverso. L’abbiamo fatto ogni volta con la consapevolezza di parlare a un uditorio selezionato e sensibile, composto di professionisti coinvolti in prima persona nella ricerca di soluzioni plausibili ai molti problemi che il mondo attorno (le famiglie, le imprese, le associazioni laiche e religiose, le istituzioni politiche) affida loro, con quel tanto di enfasi paternalistica che rivela, spesso, un retrogusto di condiscendenza interessata e un po’ ipocrita.

A voler essere maliziosi, infatti, sembra sempre più spesso che la scuola si sia trasformata, negli anni, nel magazzino di stoccaggio delle aspirazioni frustrate e delle ambizioni inespresse di una società (tutta quanta, e non solo la sua parte elitaria, come certa retorica populista vorrebbe suggerire) incapace di dare risposte sensate alle urgenze del presente.

D’altro canto, è indubitabilmente vero che la scuola, fucina del futuro, è a tutti gli effetti il luogo migliore per educare la sensibilità sociale, politica, ambientale, dei prossimi cittadini consapevoli. Bene quindi che vi si parli di ambiente e di educazione alla sostenibilità, e che lo si faccia “in ogni ordine e grado”, che è come dire fin dalla più tenera età.

Questo abbiamo pensato, in redazione, mesi fa, quando abbiamo scelto il tema del presente numero della Ricerca. Sennonché, come sempre più spesso succede da un po’ di tempo in qua, l’attualità politica e sociale si è incaricata di colorare di sfumature diverse, quasi devianti e a tratti rivoluzionarie, una scelta che a noi sembrava improntata al più pacioso e bonario buonsenso.

Dalle intemerate transatlantiche del negazionista in capo, alle pelosissime proteste nostrane sul costo dei sacchetti biodegradabili, alla furia iconoclasta del gilet francesi, scatenata dall’aumento del prezzo del carburante, giù fino al fondo degli insulti alla ragazzina svedese rea di pensare troppo all’ambiente (grottesco inveramento della battuta di Groucho Marx: «Perché dovrei fare qualcosa per i posteri? Cos’hanno fatto loro per me?»)… giorno dopo giorno ci siamo resi conto di essere sprofondati in una realtà eticamente e socialmente distopica, in cui i cattivi sentimenti, elevati al rango di progettualità politica, sembrano essersi incaricati di far piazza pulita di ogni seria riflessione critica.

In questo contesto, inutile dirlo, sembra ancora di poter fare affidamento sull’istituzione scolastica come all’unico porto franco in cui sia possibile mantenere aperto un canale di confronto e dibattito, nella speranza e nell’attesa che tornino tempi migliori.

A questa speranza, e in questa attesa, dedichiamo il presente numero della rivista.

Buona lettura.


Pubblicheremo nel mese di maggio gli articoli del numero su questo sito; potrete trovare la rivista cartacea al Salone Internazionale del Libro di Torino allo stand di Loescher Editore:

PAD. 2 – L63
9/13 maggio 2019
Lingotto Fiere, via Nizza 280 – Torino
orario 10-20

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Sandro Invidia

Direttore editoriale Loescher.

Contatti

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