Compiti per l’estate. Sognate la vostra vita

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I compiti per le vacanze sono uno dei prodotti della scuola tra i più temuti e odiati, quando anche non contestati. Se sono vacanze, perché fare i compiti? D’altra parte, quando si fanno compiti di certo non si è in vacanza, e allora con che coraggio la si chiama così?
Alighieri Boetti, «Diventare il vento».

Per parte mia ho sempre visto i compiti per le vacanze come il probabile esito dell’inopportuno desiderio del docente di esserci anche quando non c’è, di continuare a operare anche “a tempo scaduto”. Si sente in colpa per non aver fatto abbastanza al momento debito? Pretende dagli altri quella sgobboneria che pure per sé rifugge, o che almeno sarebbe sano evitasse? Per contro, ho sempre pensato che la scuola, come la vita, ha i suoi tempi e i suoi ritmi e che quello del riposo è un momento fondamentale. Su questo però bisognerebbe discutere anche con chi dall’alto sembra aver riempito le vacanze degli studenti con attività di lavoro forzato (perché di fatto imposto), etichettando la fregatura con le nobili parole: “alternanza scuola-lavoro”. Certo, i miei dubbi e le mie perplessità non discutono le utili e opportune pratiche e ciascuno fa i conti coi suoi casi, che sono molti e vari, così che a generalizzare si sbaglia. Sia come sia, l’espressione “compiti per le vacanze”, se anche non è apertamente contraddittoria, è quantomeno ossimorica.

Il bel libro di Cesare Catà offre però una soluzione geniale e non solo di nome, infatti a questo livello nel titolo evita la trappola dei contrari, infatti parla prudentemente di “estate” e non di “vacanza”. Fatto sta che Sognate la vostra vita. Compiti per l’estate (il melangolo, Genova 2016), è uno dei libri più intelligenti e utili tra quelli capitatimi in mano in questi ultimi anni. L’autore riesce a essere acuto e piano, edificante e sovversivo, il testo è originale nella struttura e classico nelle sue parti. Piacerà allo studente, che apprezzerà i giudizi sferzanti dell’autore (p.e. “la scuola italiana, sin da quando si è strutturata come tale, è stata sempre fondata su un principio: l’ansia”, p. 12) e trarrà vantaggio dai suoi consigli (“mi è odioso tutto ciò che mi erudisce soltanto, senza arricchire la mia vita”, pp. 16-17). Piacerà al professore, che si riconoscerà in molte delle idee espresse, godrà della finezza nell’attrarre alle letture importanti e apprezzerà la saggezza del testo.

Chi vorrà stare ai compiti assegnati dall’autore, ne troverà ben quindici (pp. 19-35), espressi con tono leggero ma seri, importanti, costruttivi. Chi vorrà capire l’idea di scuola dell’autore, leggerà la sezione iniziale “Altro dirti non vo’. L’eresia romantica di una scuola felice” (pp. 7-18). Vi troverà la passione e l’amore per una professione bella, difficile e sempre da ripensare. Il libretto è così breve, intelligente e curioso che nessuno potrà poi trattenersi dal proseguire nella lettura dei “Quindici arbitrari, passionali consigli di lettura per ragazzi e ragazze dell’estate” (pp. 37-53). I buoni libri mettono voglia di andare ad altri buoni libri e questo puntualmente accade per Sognare la vostra vita, controprova che si tratta di un libro da non perdere.

Insomma, agli studenti che non passeranno un’estate di lavoro auguro la lettura del bel libretto di Catà, che stimola e fa riflettere e spinge a godere del presente e a guardare avanti, non dimenticando nulla, entrando in contatto con ciò che di più profondo si può trovare in se stessi.
Agli studenti che lavorano, non posso che raccomandare con affetto la lettura del testo di Catà, che è breve e darà loro tutto il tempo per ritornare al lavoro, senza lasciarsi distrarre dai piaceri della lettura. Il libro vi farà sognare qualcosa di grande che vi porterete anche al lavoro.
Infine a voi che gli studi li avete finiti, l’augurio più bello, perché i compiti, come gli esami, non finiscono mai. Lo prendo dall’autore stesso: “Nella luce sfavillante o nelle notti calde, sognate come dovrà e potrà essere la vostra vita: nell’estate cercate la forza per non arrendervi mai, e fate di tutto per perseguire quel sogno” (p. 31). Si tratta del compito numero quattordici assegnato da Catà e vale certo per questi giorni dell’anno, ma soprattutto per quella stagione della vita che state vivendo.

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Gian Paolo Terravecchia

Cultore della materia in filosofia morale all’Università di Padova, si occupa principalmente di filosofia sociale, filosofia morale, teoria della normatività, fenomenologia e filosofia analitica. È coautore di manuali di filosofia per Loescher editore. Di recente ha pubblicato: “Tesine e percorsi. Metodi e scorciatoie per la scrittura saggistica”, scritto con Enrico Furlan.

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