A cosa servono le tecnologie a scuola?

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È appena uscito online il volume “Gli effetti degli investimenti in tecnologie digitali nelle scuole del Mezzogiorno”, di Simone Giusti, Marco Gui, Marina Micheli, Andrea Parma (Materiali UVAL, n. 33, 2015). Il libro raccoglie i risultati di un’indagine valutativa sugli investimenti della politica regionale in tecnologie digitali nelle scuole del Sud Italia, nel settennio 2007–2013. I risultati della ricerca, che saranno commentati nelle prossime settimane sulla Ricerca online, forniscono indicazioni preziose per progettare i nuovi PON e, soprattutto, per evitare sprechi ed errori nell’uso delle TIC nella didattica.

L’obiettivo della ricerca – si legge nell’abstract – era quello di capire cosa hanno fatto le scuole con le tecnologie di cui si sono dotate, di stimare gli effetti che ha avuto questa politica sui livelli di apprendimento e di fare emergere i contesti in cui le tecnologie sono state meglio utilizzate e sfruttate.

Il gruppo di ricerca ha utilizzato tre tecniche per raccogliere dati utili per rispondere a queste domande: una survey su un vasto campione di insegnanti, delle visite a 48 istituti scolastici selezionati in modo casuale ma rappresentativi di diverse aree geografiche e tipologie di scuola, e un’analisi statistica sul rapporto tra incremento della dotazione tecnologica delle scuole e le performance di apprendimento degli alunni.

L’indagine rileva che l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) è ancora un’attività prevalentemente discontinua: solo una piccola parte dei docenti ne fa un uso abituale, e diversi problemi di ordine pratico e organizzativo ostacolano l’impiego dei nuovi strumenti o servizi digitali. Inoltre, in accordo con molta letteratura, l’indagine non rileva un effetto positivo della presenza delle tecnologie nelle scuole sui livelli di apprendimento medi degli alunni. Tuttavia, si identificano svariati casi di buon utilizzo delle tecnologie, dove esse paiono contribuire positivamente all’inclusione degli studenti e all’aumento della loro motivazione, oltre che allo sviluppo del loro livello di competenza digitale. Vengono identificati, inoltre, i maggiori ostacoli al pieno utilizzo delle TIC e le soluzioni creative messe in campo da docenti e dirigenti.

Nelle conclusioni, gli autori invocano la necessità di scindere la promozione dell’uso scolastico delle TIC dagli obiettivi di miglioramento dei livelli di apprendimento nelle principali discipline curriculari. Più che favorire l’assimilazione di queste, le tecnologie appaiono adatte a coinvolgere gli studenti con difficoltà e a sostenere lo sviluppo della competenza digitale critica, vista come obiettivo di apprendimento a sé stante, anche in accordo con le linee guida ministeriali. Inoltre, dal rapporto emerge che l’introduzione graduale e sequenziale delle TIC, lungo alcuni snodi successivi, è una via più appropriata da percorrere per le politiche di introduzione del digitale nelle scuole rispetto all’inserimento, in una sola fase, di svariate infrastrutture e servizi in contesti scolastici in cui non vi è ancora il livello minimo di digitalizzazione.

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