Stabilità, tagli, scuola

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Ammesso che il 26 novembre la Corte di Giustizia Europea non dia ragione ai ricorrenti e non ingiunga all’Italia di assumere a tempo indeterminato quanti hanno lavorato a tempo determinato per più di 3 anni, ossia abbiano più di 36 mesi di servizio, è lodevole il fatto che il piano La Buona Scuola di Renzi preveda l’assunzione di 148.100 nuovi docenti nel prossimo triennio, per la quale saranno necessari circa 3 miliardi di euro.

Per l’esercizio finanziario 2015 – primo anno di attuazione del piano – sarà quindi necessario 1mld” (p. 33). Tale previsione, contenuta nel pdf di 136 pag sulla traccia del quale il Governo intende riformare la scuola (previa consultazione sedicente “democratica”, online o in incontri appositamente progettati, senza contraddittorio) dovrebbe essere stata confermata nella Legge di Stabilità. La sorpresa interviene quando leggiamo che in realtà i fondi corrispondono alla metà di quanto dichiarato nella Buona Scuola: 500 milioni («perché è sull’indebitamento netto. La misura in realtà vale un miliardo e serve ad assumere tutti i 149mila della graduatorie a esaurimento. È la voce netta non lorda», ha spiegato Matteo Renzi, come cripticamente ha riportato il Sole24Ore). Dato ancor più curioso se si fa il conto dei tagli alla scuola, che ammontano a 600 milioni di euro. I tagli superano le entrate: questo è il segno della “effettiva” centralità che il governo accorda ad una scuola letteralmente dissanguata da anni di risparmi indiscriminati. E ancor di più se si pensa che – a parte le visite liturgiche negli istituti scolastici – questo governo è composto per la maggior parte da membri di un partito che un anno e mezzo fa ha fondato la propria campagna elettorale sull’abolizione della riforma Gelmini e sullo stop ai tagli alla scuola. Invece, del miliardo previsto, solo 500 milioni vengono destinati alla scuola; i restanti vengono attinti dalla scuola stessa.

Il capitolo del Pdf governativo dedicato ai fondi esordisce con una affermazione sorprendente, che conclude la vera e propria rivoluzione copernicana rispetto al modello di scuola della Costituzione individuata nei capitoli precedenti: bambole, non c’è una lira (dulcis in fundo). Pertanto, per realizzare il progetto di privatizzazione individuato nel documento (blocco degli scatti di anzianità e carriera dei docenti determinata sulla base di crediti, ma anche della discrezionalità del dirigente scolastico; flessibilità e mobilità estrema degli organici; Sistema Nazionale di Valutazione, sostanzialmente governato dall’Invalsi e dunque dal Miur; ecc) la ciliegina finale sulla torta è l’invito a una copiosa entrata dei privati nelle scuole-fondazioni precedentemente individuate: una definitiva infrazione del principio di unitarietà del sistema scolastico nazionale, che – in sostanza – vuol dire delle pari opportunità per tutti gli studenti. Lo Stato si arrende: la scuola non è più viatico di uguaglianza. L’impressione è che, dietro questo apparente principio di necessità (comunque inaccettabile) determinato dalla mancanza di fondi, ci sia una precisa matrice ideologica, un progetto che in realtà sottrae garanzia e diritti per tutti, nascondendosi dietro l’illusione che il mercato meglio dello Stato possa assicurarli. Si chiama liberismo.

Poiché, comunque, il sistema va governato (ancora) nella sua interezza e non solo nelle specifiche condizioni dei singoli istituti, la legge di Stabilità prevede un rastrellamento di risorse pressoché indiscriminato: un tempo li chiamavano tagli lineari. Ora – che li praticano loro, in prima persona – presumibilmente saranno considerati eliminazione degli sprechi e razionalizzazione delle risorse.

Comunque li si voglia chiamare, tra questi (tagli all’organico del Miur, all’indennità di servizio all’estero del personale docente, un solo coordinatore dei progetti di avviamento della pratica sportiva per regione non più fornito di esonero) colpiscono in particolare alcuni provvedimenti previsti dalla legge di Stabilità:
– Commissione di soli membri interni più un presidente esterno per gli Esami di Stato, di cui ho parlato altrove, per un taglio di 140 milioni di euro. Il provvedimento preluderebbe evidentemente all’abolizione del valore legale del titolo di studio, né terrebbe conto dei vantaggi inestimabili che un allentamento dell’imparzialità della valutazione potrà comportare per i diplomifici, vere e proprie fucine di compravendita di titoli, in alcune zone del Paese persino gestiti dalla malavita organizzata. Sarebbe ulteriormente grave l’abolizione dell’emolumento per i commissari, per un lavoro particolarmente impegnativo, che richiede moltissime ore di lavoro quotidiano, nonché una grande responsabilità. Per giunta il provvedimento verrebbe emanato ad anno già iniziato. Mentre scrivo il Sole24ore informa che il provvedimento sarebbe stato cassato dal ddl Stabilità “bollinato” dalla Ragioneria generale dello Stato e inviato al Quirinale. Staremo a vedere.
– Confermata invece l’abrogazione degli esoneri e dei semiesoneri per i collaboratori del Dirigente scolastico. In una situazione di caos gestionale quale quello che le scuole stanno vivendo da qualche anno, con reggenze di istituti mastodontici a carico di un unico dirigente scolastico (in seguito alla legge 111/11 sul dimensionamento e seguenti) i collaboratori scolastici sono fondamentali per fare in modo che gli istituti procedano. Gli esoneri e i semi-esoneri consentono a questi docenti di svolgere una parte delle attività durante l’orario antimeridiano, considerando che molti di loro – spesso in assenza del ds- trascorrono intere giornate nella propria scuola e che il MOF è stato tagliato drasticamente da qualche anno a questa parte. Un simile provvedimento, come il precedente, ha l’unico scopo di “fare cassa”: racimolare qualche milione, ignorando le concrete condizioni delle scuole oggi. Rispondono: nessun caos, semplicemente si cambia sistema. Nel testo, infatti, si legge che il taglio è attuato in vista dell’organico dell’autonomia (o funzionale), previsto dalla Buona Scuola di Renzi. Secondo” l’organico che verrà” il personale di ruolo potrà essere esonerato e impegnato in altre funzioni. Rubo a Reginaldo Palermo, intellettuale, preside e dirigente scolastico di lunghissima esperienza, profondo conoscitore delle cose della scuola, che nella scuola ha vissuto e continua a vivere, anche dopo la pensione, un’amara battuta che ben rappresenta le conseguenze che il provvedimento determinerà: “In molti casi a partire dal prossimo anno sarà il caos (istituti scolastici affidati in reggenza e senza un vicepreside distaccato). In altri casi (soprattutto laddove i vicepresidi hanno interpretato il proprio incarico come l’attribuzione di “potere”), già dalle prossime settimane assisteremo al primo tempo del film “La caduta degli dèi” (o “Viale del tramonto” se si preferisce una cosa meno drammatica e più romantica)”.

Questo governo è composto per la maggior parte da membri di un partito che un anno e mezzo fa ha fondato la propria campagna elettorale sull’abolizione della riforma Gelmini e sullo stop ai tagli alla scuola.
Limitandoci ai due provvedimenti (ma molto ci sarebbe da dire, ad esempio, sul taglio di 2020 unità di personale ausiliario, tecnico e amministrativo – 50,7 milioni; sul taglio del Mof, pari a 30 milioni; l’abolizione delle supplenze di un giorno per i docenti e di 7 per i collaboratori, misure che renderanno ancora più esiguo il Piano dell’Offerta Formativa, difficoltoso il funzionamento degli istituti scolastici, insicure e caotiche le scuole stesse; taglio persino al personale presso enti e istituzioni di ricerca educativo-didattica e di prevenzione del disagio e del reinserimento di tossicodipendenti) l’intervento sulle commissioni e quello sugli esoneri rappresentano in modo concreto una tendenza e una visione della scuola e del lavoro nella scuola tanto più preoccupanti quanto più vanno a sommarsi ad un’ultima previsione contenuta nella legge di Stabilità: il blocco del rinnovo dei contratti della Pubblica Amministrazione fino al 2015 (manovra da 2,5mld di euro). Il blocco riguarda anche l’indennità di vacanza contrattuale, che non sarà più recuperata. Nel contempo, il Ministro ha anticipato la volontà di avviare le trattative per rivedere i contenuti del contratto per la scuola alla luce delle indicazioni contenute nelle Linee guida del Governo per quanto riguarda il “Merito”.

Si tratta di una quadro dalle tinte fosche. In primo luogo ci dice un totale scollamento tra ciò che la scuola è realmente e le azioni che si prevedono per governarla. Inoltre, dato ancor più allarmante, ci racconta una considerazione del lavoro – nella scuola in particolare, nella società in generale – che perde progressivamente il fondativo valore aggiunto determinato dalla dignità dei diritti che esso incorpora. Lavorare senza pagamento, in attesa di una presunta “carriera”, determinabile attraverso procedure opinabili, forse arbitrarie, certamente poco trasparenti. Come, forse, per l’esame di Stato; come, certamente, per gli esoneri e i semiesoneri; come – infine – nella Buona Scuola di Renzi, si profila all’orizzonte una visione del lavoro che prescinde da un riconoscimento concreto: ora incorporato in un mansionario obbligatorio; ora finalizzato alla promessa di un domani migliore, fatto di crediti, 66%, merito, progressioni.

Tutto questo con la scuola non ha nulla a che fare. Soprattutto se – per un attimo, quasi distrattamente – ricordiamo a chi il nostro lavoro è rivolto e finalizzato: agli studenti, bambini e ragazzi in carne ed ossa, con bisogni, passioni, necessità, difficoltà, speranze, vantaggio o svantaggi cui dare una risposta il più possibile equa e solidale. Non una parola, non un euro per il diritto allo studio (né nel Piano Renzi, né nella Stabilità). Tutto questo mentre il fondo nazionale per le scuole paritarie, che negli ultimi anni era pari a circa 500 milioni di euro, arriva a 472 milioni di euro per il 2015 grazie al reintegro di 200 milioni in stabilità.

Certe cose, mentre tutto cambia e in peggio, non cambiano mai.

Per la tabella si ringrazia l’amico e compagno di passioni Giovanni Cocchi

ANNUNCI FATTI
per assumere 148.100 nuovi docenti saranno  necessari circa 3 miliardi di euro. Per l’esercizio  finanziario 2015 – primo anno di attuazione del piano – sarà quindi necessario impegnare 1 miliardo (“Buona scuola”, p. 33)

Giannini: “Un miliardo per la scuola nella legge di stabilità” (7 ottobre)

(da “Italia oggi”, 17 ottobre)

“Basti pensare che se nel 2010 le risorse destinate al MOF erano di quasi 1,5 miliardi euro, quelle rimaste sono diventate meno di mezzo miliardo Se vogliamo offrire ai nostri ragazzi una scuola a prova di futuro, dobbiamo prima di tutto stabilizzare  le  risorse  destinate al MOF su dei livelli congrui (“Buona scuola”, p.121) taglio al Mof di ulteriori 30 ml

“le istituzioni scolastiche destinano il Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa prioritariamente alle ore eccedenti per supplenze”

“Proporremo agli insegnanti di superare il meccanismo atroce della supplentite” abolizione delle supplenze docenti di 1 giorno

(e dunque “legalizzato” lo smembramento dei ragazzi in altre classi, con perdita didattica ed evidente infrazione delle norme  di sicurezza)

abolizione delle supplenze di 7 giorni dei collaboratori scolastici, ATA, assistenti tecnici

taglio di 2.020 unità del numero dei posti per il personale ausiliario, tecnico e amministrativo (50,7 ml)
esame maturità con commissioni interne (140 ml)
abrogazione esoneri e semiesoneri per i collaboratori del dirigente scolastico
Cultura in corpore sano: musica, storia dell’arte e sport (p.89); un grande progetto per l’educazione motoria e lo sport a scuola richiede di investire in docenti specializzati in educazione fisica (p.92) riduzione esoneri coordinatori dei progetti di avviamento alla pratica sportiva
riduzione dei distacchi sindacali

soppressione dei 200 “comandi” presso enti e istituzioni di ricerca educativa/ didattica o prevenzione del disagio e reinserimento tossicodipendenti

versamento alle entrate delle somme giacenti per progetti per progetti nazionali (10 ml)
TOTALE ENTRATE 500 MILIONI TOTALE TAGLI 600 MILIONI
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Marina Boscaino

Docente di italiano e latino in un liceo classico di Roma, blogger del Fatto Quotidiano e di MicroMegaOnline, e coordinatrice delll’Associazione Nazionale Per la Scuola della Repubblica. Scuola e Costituzione il binomio cui ispira la sua attività di insegnante e giornalista e il suo impegno di cittadina.

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