Mutazione antropologica o rivoluzione? Per affrontare il ciclone digitale, un neurobiologo suggerisce la scuola dell’emisfero cerebrale del linguaggio, quello della razionalità: è la scuola della riflessione del pensiero lento.
L’integrazione non è un processo spontaneo e vuole didattiche e interventi specifici, ma è favorito dalla capacità/volontà di accogliere, dalla curiosità per l’altro, dalla disponibilità. Solo così crolla lo stereotipo dello straniero.
Dieci anni fa la prima scuola, ora sono quarantadue. Lingua italiana per giovani e adulti migranti; quaranta, cinquanta studenti per quasi altrettanti professori. Senza classi. Senza voti. Senza registri. Senza burocrazie. Funziona.
Cosa significa insegnare in una classe di trentatré studenti, tutti cinesi? Tra gemellaggi poetici e mediazioni culinarie, il racconto della scuola multietnica: un’indimenticabile avventura
Ancora sull'uso del cellulare in classe: vediamo perché quella di introdurre l’art. 328-bis non è una buona proposta.
Il contributo dell’antropologia a una prospettiva pedagogica capace di aprire la scuola al dialogo con i migranti e la città.
Non affrontare la questione della razza rischia di alimentare le forme indirette di razzismo, tuttavia ogni riferimento al colore della pelle rischia d’essere sanzionato come politicamente scorretto.
Per la Critical Race Theory parlare della razza, pur senza assumerne alcuna concezione biologica, è un’esperienza potenzialmente trasformativa sia per gli individui sia per la società.
Dall'America (e dal nostro Dossier): proposte educative di buone pratiche per la gestione delle emozioni suscitate dai temi della razza e del razzismo.
È vero che il concetto di razza non ha basi scientifiche; è anche vero che una scuola che non affronta il razzismo cancella il vissuto degli studenti.