La marginalizzazione della filosofia e il nuovo Esame di Stato

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Abbiamo recentemente assistito a una levata di scudi in difesa della storia, di fronte alle nuove norme sulla prima prova scritta dell’Esame di Stato, da parte di alcuni “poteri forti”: per fare qualche esempio, il mondo della cultura che si schiera, senatori a vita che lanciano appelli. Iniziative di valore che hanno dato buoni risultati: prima le rassicurazioni del Ministro, poi il recupero di argomenti storici nella prima simulazione, come testimonia il buon testo di Paolo Rumiz scelto nell’ambito della tipologia B della simulazione somministrata lo scorso 26 marzo (“L’eredità del 4 novembre. Cosa resta all’Italia un secolo dopo la vittoria”, articolo uscito su «La repubblica» il 2 novembre scorso). Di tutto questo ovviamente sono lieto, però…

Alla luce di quanto appena ricordato, risulta ancora più doloroso il silenzio generale sulla filosofia. Quello che sta avvenendo, infatti, è una progressiva marginalizzazione di questa materia scolastica nell’ambito del nuovo esame di Stato.
Già la cancellazione della terza prova, ove molto spesso la filosofia era oggetto di verifica, costituisce una prima evidenza. Il fatto che la filosofia avesse un suo momento scritto dedicato consentiva di formare gli studenti alla formulazione di un pensiero rigoroso, chiaro e sintetico. Articolando bene i quesiti, gli studenti potevano dar prova delle loro conoscenze e delle loro competenze critiche e riflessive: un’opportunità ora perduta.

Inoltre, gli ambiti dell’etica, dell’epistemologia, della metafisica, dell’ontologia, della gnoseologia della riflessione antropologica, dell’estetica e della filosofia del diritto che compongono la filosofia, specie nel programma del quinto anno, restano – a vedere le simulazioni – esclusi dalla prima prova. Prova in cui ci si poteva imbattere in tracce che, pur affrontabili da non liceali, consentivano a chi ha studiato filosofia ottimi spunti per valorizzare la propria formazione in questa disciplina. In passato questo avveniva: negli anni scorsi sono state infatti proposte, per esempio, tracce di epistemologia e di bioetica.
L’assenza nelle simulazioni di quest’anno di tracce di questo tipo è tanto più clamorosa in quanto la prima prova si è fatta più sensibile al momento argomentativo, centrale nella riflessione filosofica. Ci si sarebbe aspettati, dunque, più filosofia, non la sua assenza nella prima prova.
Forse è opportuno chiarire che tale disciplina si nutre di argomentazione, ma che non ogni argomentazione, in quanto tale, ha caratura filosofica. Perciò, la semplice presenza di un lavoro sull’argomentare non ha ipso facto un valore interdisciplinare con la filosofia.

Infine, la normativa sull’esame orale di per sé non vieta i lavori personali di approfondimento tradizionalmente noti come “tesine”, ma ne rende la presentazione di fatto pressoché improponibile e superflua, perché il colloquio ha già un inizio rigidamente fissato e in esso lo studente ha già uno spazio a propria gestione per la presentazione delle «esperienze svolte nell’ambito dei percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento».
La situazione attuale, che mi auguravo non si verificasse (argomento che ho trattato su La ricerca in due articoli, qui e qui) e su cui vorrei ritornare specificamente in altra occasione, ha una conseguenza anche per il ruolo della filosofia all’esame di Stato. Nel lavoro di approfondimento la filosofia giocava un ruolo spesso centrale, consentendo efficaci agganci interdisciplinari e multidisciplinari. Il venire meno della tesina, fatalmente, contribuisce al processo di marginalizzazione della filosofia, a meno che non si creda che il quizzone pensato per il nuovo esame, con le sue buste a sorpresa, potrà porre rimedio a questo stato di cose.

Concludendo, va chiarito un punto. L’OM sullo svolgimento dell’esame di Stato (11.03.19) impone di evitare una rigida distinzione tra le discipline e al contempo prevede che tutte siano coinvolte “in una trattazione pluridisciplinare” (art. 19, 2). Su questa base, lo spazio per una conversazione disciplinare in filosofia finirà per stemperarsi.
Insomma, è vero che la filosofia sarà centrale all’esame di stato, ma solo nel senso che, per seguire la normativa, i commissari dovranno prenderla con filosofia.

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Gian Paolo Terravecchia

Cultore della materia in filosofia morale all’Università di Padova, si occupa principalmente di filosofia sociale, filosofia morale, teoria della normatività, fenomenologia e filosofia analitica. È coautore di manuali di filosofia per Loescher editore. Di recente ha pubblicato: “Tesine e percorsi. Metodi e scorciatoie per la scrittura saggistica”, scritto con Enrico Furlan.

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