Un tributo a un grande regista dimenticato

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Nel ricco programma del Festival di Locarno 2017 (2-12 agosto) c’è un appuntamento da non perdere: la retrospettiva dedicata al regista Jacques Tourneur: una selezione di lungometraggi e di cortometraggi per il giusto omaggio a uno dei registi più interessanti dell’epoca d’oro di Hollywood. 
Tourneur in una foto di scena.

Francese di nascita, figlio del regista Maurice Tourneur e dell’attrice Fernande Petit, dopo alcuni film realizzati in patria all’inizio degli anni ’30 raggiunge il padre negli Stati Uniti e comincia a lavorare con lui a Hollywood.
Come accade quando si procede per facili e schematiche generalizzazioni, Jacques Tourneur è stato spesso confinato dalla critica tra i mestieranti dei b-movies. Un modo di giudicare i registi secondo una visione un po’ snobistica e superficiale, che tende a dividerli in due grandi categorie: gli autori e gli anonimi professionisti dell’industria hollywoodiana. Una contrapposizione manichea che ha poco senso, soprattutto se si considera come è nato il concetto di “autore”: in Francia, negli anni ’50, all’interno della redazione dei Cahiers du Cinéma, la famosa rivista cinematografica fondata da André Bazin: è qui che si comincia a parlare di “politica degli autori”.
Sulle pagine dei Cahiers du Cinéma, i giovani critici Jean-Luc Godard, Jacques Rivette, Erich Rohmer, François Truffaut, Claude Chabrol, che diventeranno i protagonisti della straordinaria stagione della nouvelle vague, iniziano a elaborare una nuova visione del cinema. Questi giovani critici e cineasti rifiutano il modello del cinema francese della generazione precedente, “le cinéma de papa” e cercano nuovi maestri. La loro attenzione si rivolge al cinema di Roberto Rossellini, Jean Vigo, Jean Renoir e soprattutto al cinema americano. È proprio a Hollywood, dentro il grande sistema industriale dei generi, che trovano le personalità a cui ispirarsi: Alfred Hitchcock, Nicholas Ray, Howard Hawks, Orson Welles, John Ford, sono eletti al ruolo di autori e maestri da prendere come esempio per rifondare il cinema europeo.

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Jacques Tourneur appartiene proprio a questo cinema hollywoodiano di taglio autoriale. Lavora all’interno del sistema accettando le regole, ma con la capacità di reinterpretarle e di piegarle seguendo una poetica e una sensibilità estetica personale. I suoi film possiedono una forza visiva, un’ambiguità e una profondità espressiva che vanno ben oltre la superficie delle immagini. Le sue opere sono in grado di scandagliare gli strati più profondi dell’anima. Il suo sguardo si muove sempre in una terra di confine, che trascende il visibile, per aprirsi all’affabulazione dell’inconscio.
La sua poetica destabilizzante trova perfetta espressione in una messa in scena fatta d’inquadrature inquietanti, volutamente eccentriche ed evocative. L’uso del buio come cifra stilistica della composizione visiva, i tagli di luce radenti, le ombre incombenti e la profondità di campo tradiscono una profonda conoscenza della cultura iconografica europea e del cinema espressionista tedesco.
I film che meglio mettono in luce il suo talento sono quelli girati nel corso degli anni ’40. Nel 1942 Val Lewton, che Tourneur aveva conosciuto durante i primi anni a Hollywood, diviene responsabile della produzione di film horror alla RKO e chiama subito Tourneur a lavorare con lui. Comincia una fortunata collaborazione che darà vita a tre grandi horror, caratterizzati da ambientazioni, costruzioni narrative e profili psicologici molto vicini agli stilemi del cinema noir: Cat People (Il bacio della pantera) del 1942, I Walked with a Zombie (Ho camminato con uno zombi) e The Leopard Man (L’uomo leopardo) del 1943. Nel 1947 Jacques Tourneur firma il suo capolavoro assoluto: Out of the Past (Le catene della colpa), interpretato da un cast di primissimo livello: Robert Mitchum, Jane Greer, Kirk Douglas, Rhonda Fleming, Richard Webb, Virginia Huston, Steve Brodie. Un film straordinario, che è ormai entrato di diritto tra i migliori noir della storia del cinema e tra le opere più significative del periodo d’oro del cinema Hollywoodiano.

La retrospettiva di Locarno ha il pregio di non fermarsi solo a questi quattro famosi film, ma di restituirci un ritratto più approfondito di Jacques Tourneur cineasta eclettico e versatile, capace di spaziare in tutti i generi, dal poliziesco al film di guerra, dal western al film d’avventura.
Il programma, curato da Roberto Turigliatto e Rinaldo Censi, in collaborazione con la Cinémathèque suisse e la Cinémathèque française, oltre a una serie di cortometraggi, propone in visione i seguenti film:

Tout ça ne vaut pas l’amour – Francia · 1931
Toto – Francia · 1933
Pour être aimé – Francia · 1933
Les Filles de la concierge – Francia · 1934
They All Come Out – USA · 1939
Nick Carter, Master Detective – USA · 1939
Phantom Raiders – USA · 1940
Doctors Don’t Tell – USA · 1941
Cat People – USA · 1942
I Walked with a Zombie – USA · 1943
The Leopard ManUSA · 1943
Days of Glory – USA · 1944
Experiment Perilous – USA · 1944
Canyon Passage – USA · 1946
Out of the Past – USA · 1947
Berlin Express – USA · 1948
Easy Living – USA · 1949
The Flame and the Arrow – USA · 1950
Stars in My Crown – USA · 1950
Anne of the Indies – USA · 1951
Circle of Danger – United Kingdom · 1951
Way of a Gaucho – USA · 1952
Appointment in Honduras – USA · 1953
Stranger on Horseback – USA · 1955
Wichita – USA · 1955
Great Day in the Morning – USA · 1956
Nightfall – USA · 1957
Night of the Demon – United Kingdom · 1957
Timbuktu – USA · 1958
Frontier Rangers – USA · 1959
The Twilight Zone: Night Call – USA · 1964

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Alessio Turazza

Consulente nel settore cinema e home entertainment, collabora con diverse aziende del settore. Ha lavorato come marketing manager editoriale per Arnoldo Mondadori Editore, Medusa Film e Warner Bros.

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