La vendetta di un uomo tranquillo

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Fa sempre molto piacere quando un piccolo film a basso budget, senza star tra gli interpreti e firmato da un giovane autore esordiente, ottiene riconoscimenti e successo. Apprezzato da critica e pubblico all’ultimo Festival di Venezia, “La vendetta di un uomo tranquillo” si è aggiudicato ben 4 premi Goya: Miglior film, Miglior regista esordiente, Miglior sceneggiatura originale, Miglior attore non protagonista.

È il segnale che non tutto è perduto. Che non siamo definitivamente condannati alla colonizzazione culturale dei blockbuster americani, generatori di una visione del mondo, estetica e di valori, che rischia pericolosamente di diventare il mainstream globale della nostra epoca.

Raúl Arévalo è un giovane attore spagnolo. Dopo aver partecipato a Summer Rain (2007) di Antonio Banderas, aver vinto un premio Goya nel 2009 come miglior attore protagonista con Fat people di Daniel Sánchez Arévalo, aver recitato in Ballata dell’odio e dell’amore (2010) di Álex de la Iglesia, in Gli amanti passeggeri (2013) di Pedro Almodóvar e in La isla minima (2014) di Alberto Rodriguez, ha deciso di passare dietro la macchina da presa, partecipando anche alla stesura della sceneggiatura del suo film d’esordio: La vendetta di un uomo tranquillo.
In questi ultimi anni non è la prima volta che la cinematografia spagnola ci regala opere interessanti e in qualche modo sorprendenti. È il segno di un’interessante vitalità culturale e di un coraggio produttivo che noi, salvo poche eccezioni, sembriamo aver smarrito da molto tempo. Era già successo qualche anno fa con Cella 211 (2009) di Daniel Monzòn, opera simile a La vendetta di un uomo tranquillo non solo da un punto di vista produttivo, ma anche per la spregiudicata aderenza alla realtà e per una forza espressiva quasi brutale. La vendetta di un uomo tranquillo è la dimostrazione che si può fare del buon cinema anche con pochi soldi e attori poco conosciuti. Basta una buona idea, personaggi interessanti e talento alla regia.

La storia è semplice. Curro viene arrestato durante una rapina. È l’unico a finire in carcere, ma non rivela il nome dei suoi complici. Dopo 8 anni di reclusione, finalmente torna a casa. Non sa ancora che fuori, insieme alla libertà, lo attendono una moglie infedele e un uomo misterioso che cambierà il suo destino. Curro non può dimenticare il crimine che gli ha rovinato la vita. Il passato si ripresenta sul suo cammino con una scia di vendetta e morte che non lascia scampo. Inizia così un assurdo e tragico viaggio in un disperato e assurdo tunnel di sangue.

Il film è un’opera scarna, ruvida, essenziale, tanto nella messa in scena che nei dialoghi. La regia è secca, spigolosa, quasi dura nel suo realismo. Le esplosioni di violenza diventano inevitabili nel percorso distorto e deviato di una giustizia personale, che va oltre la legge e la pietà umana. L’azione e le emozioni passano attraverso gli sguardi, spesso obliqui e ambigui, dei protagonisti, ognuno con un segreto, un oscuro passato affogato nel fondo dell’anima. Ma il destino non fa sconti a nessuno e nel precipitare degli eventi tutti i personaggi sono costretti a una resa dei conti: la storia sembra risucchiarli in un buco nero, verso il primordiale big bang narrativo. Una trama sottile, quasi invisibile li tiene legati fin dall’inizio del film, e man mano che la storia procede il filo si avvolge su di sé, avvicinando i protagonisti in un corpo a corpo che non risparmia nessuno.
Come in un implacabile rewind, metalinguisticamente costruito attraverso la visione diegetica di registrazioni e filmati che segnano i momenti topici della storia. Un gioco al massacro dentro un tempo schizofrenico, che da un lato procede e dall’altro si riavvolge su se stesso.
Un film dal plot tipicamente noir, in cui i protagonisti sono oppressi da un passato che ritorna e condiziona le loro vite senza lasciare speranza o vie d’uscita, come nel grande archetipo del genere Out of the Past (1947) di Jacques Tourneur.

La vendetta di un uomo tranquillo
Regia: Raúl Arévalo
Con: Antonio de la Torre, Luis Callejo, Ruth Díaz, Alicia Rubio, Manolo Solo, Raúl Jiménez, Font García
Durata: 92 minuti
Produzione: Spagna, 2016

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Alessio Turazza

Consulente nel settore cinema e home entertainment, collabora con diverse aziende del settore. Ha lavorato come marketing manager editoriale per Arnoldo Mondadori Editore, Medusa Film e Warner Bros.

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